Nell’immaginario di molti, gli alieni sono pericolose e abominevoli creature che giungono sul nostro pianeta per conquistarlo. Quest’idea si trova alla base di molti giochi, film, fumetti e altri tipi di opere. Alcuni creativi, tuttavia, provano a dare un’altra immagine agli abitanti dello spazio: per Greg Johnson, sono degli stravaganti rapper con dubbie capacità di guida. ToeJam & Earl, il bizzarro duo extraterrestre dell’originale titolo roguelike di Johnson Voorsanger Productions, fa il suo debutto nel 1991 su Sega Genesis e ottiene un giudizio molto positivo dalla critica, totalizzando però uno scarso numero di vendite. La sua diffusione avviene principalmente tramite passaparola, facendo diventare il gioco un fenomeno “cult”. Il sequel, ToeJam & Earl in Panic on Funkotron, cambia il suo genere diventando un platformer a scorrimento orizzontale, decisione che, per quanto valutata positivamente, delude i fan. Il terzo capitolo della serie, Mission to Earth, viene definito “nella media” e resta confinato a quella nicchia di appassionati che lodano il suo umorismo e il divertentissimo multiplayer. Con ToeJam & Earl: Back in the Groove, il nuovo team di Johnson, HumaNature Studios, e con Executive Producer Macaulay Culkin (Mamma ho perso l’aereo), ripropone quegli elementi che hanno reso il primo capitolo un successo. Cos’ha da offrire questo “ritorno alle origini” della ritmica coppia? Andiamo a scoprirlo.
Mentre stanno viaggiando su un’astronave “presa in prestito”, l’alieno ToeJam propone all’amico Earl di passare a visitare la Terra, presumibilmente per far colpo sulla loro compagna Lewanda. Arrivati a destinazione, il pilota attiva per sbaglio il generatore di buchi neri, risucchiando il pianeta e trasformandolo in una serie di isolette fluttuanti. Nel processo, il mezzo dei rapper extraterrestri viene scomposto in più parti, che finiscono sparpagliate in giro. L’obiettivo dei protagonisti è quindi ritrovare tutte le componenti per poter tornare a casa ed evitare l’ira del proprietario dell’astronave. Per quanto molto semplice e scontata, la trama serve in gran parte a introdurre e giustificare gli elementi e la struttura del gioco.
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Ci sono diversi tipi di alleati, avversari e oggetti, che contribuiscono a rendere il gameplay piuttosto vario.
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ToeJam & Earl: Back in the Groove appartiene al genere roguelike, ed è quindi pensato per essere rigiocato più e più volte senza risultare ripetitivo. Le due caratteristiche principali sono infatti la mappa, generata ogni volta in maniera casuale, e la morte permanente, che comporta la perdita di tutti i progressi se si viene sconfitti. Il mondo che si deve esplorare è composto da diversi livelli uno sopra l’altro: per accedere a quello superiore si deve trovare un ascensore, mentre per scendere a quello sottostante è sufficiente saltare in un punto vuoto. Ciascun piano contiene un gran numero di NPC, che possono essere buoni o cattivi. I primi aiutano il giocatore fornendo bonus e servizi, in cambio di soldi oppure dopo aver completato un minigame, i secondi tentano di ostacolarlo in diversi modi, dall’attacco diretto al furto. In merito a questi ultimi, è possibile recuperare dei regali esplorando la mappa o parlando con certi personaggi. Ogni pacco contiene un oggetto casuale e sconosciuto, che si attiva non appena viene scartato. Con alcuni metodi, è possibile scoprire il contenuto di un regalo senza aprirlo, in modo da poter poi scegliere il momento giusto per utilizzarlo. Ci sono diversi tipi di amici, nemici e utensili, che contribuiscono a rendere il gameplay piuttosto vario. Per quanto riguarda il proprio personaggio, è possibile scegliere tra nove alieni, di cui tre da sbloccare. Ciascuno di questi è differenziato per statistiche, equipaggiamento iniziale e abilità speciali. Durante l’esplorazione, compiere determinate azioni conferisce dei punti esperienza, grazie ai quali è possibile venire promossi. Ogni nuovo rango acquisito aumenta le proprie caratteristiche in maniera randomica.
Come si è potuto capire, l’elemento onnipresente in ogni partita è il caso. Quasi tutte le meccaniche all’interno dell’opera si basano sulla fortuna, che può portare a situazioni piacevoli o molto sgradevoli. Se la ruota gira a nostro favore, troveremo un regalo potente all’interno del cespuglio, altrimenti a spuntare fuori sarà un antipatico terrestre che ci darà una sonora bastonata sulla testa. La casualità è ciò che permette a questo genere di titoli di poter essere giocati più e più volte senza annoiare, anche se si va a soffocare leggermente il fattore strategico. Conoscere i movimenti degli avversari e i bonus forniti dagli alleati è certamente un vantaggio, ma questo tipo di informazioni non aiutano se ci si trova a fronteggiare due potenti camion dei gelati senza aver avuto nemmeno un piccolo aumento della propria velocità o salute. In relazione a ciò, ToeJam & Earl: Back in the Groove è più orientato verso uno stile di gioco casual, adatto a chi preferisce divertirsi con una partita ogni tanto senza troppe pretese. Per coloro che invece cercano un maggiore livello di sfida, è presente la modalità Difficile, da sbloccare completando prima tutte le altre.
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A livello di design, sia i protagonisti che gli NPC sono molto diversificati e unici, con uno stile proprio e riconoscibile a colpo d’occhio.
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Come già citato nell’introduzione a questa recensione, gli altri elementi che hanno reso la serie di videogiochi di Johnson un cult sono l’originalità e l’umorismo dei personaggi. A livello di design, sia i protagonisti che gli NPC sono molto diversificati e unici, con uno stile proprio e riconoscibile a colpo d’occhio. In pochi secondi, è facilissimo capire cosa fa un determinato soggetto grazie solo al suo aspetto e alle animazioni. D’altro canto, i protagonisti, a parte il look, non posseggono molte caratteristiche che li rendono indimenticabili, e pure le poche interazioni che hanno con l’ambiente sono molto simili tra di loro e spesso prive di personalità. Il fatto che questi alieni siano rapper, per esempio, risalta pochissimo se non per il linguaggio utilizzato e qualche sporadica interazione. L’umorismo, seppur molto presente, cade spesso nel banale, non aggiungendo alcun valore ai personaggi o al gameplay. Di certo però ci saranno giocatori che apprezzeranno molto i vari riferimenti ad altre opere, come Men in Black e Dungeon & Dragons.
A livello di completismo, questo capitolo di ToeJam & Earl possiede una quantità non indifferente di oggetti sbloccabili. Ogni partita vinta garantirà al giocatore uno fra tanti cappelli magici, che potranno essere, sempre casualmente, indossati all’inizio di ogni livello, garantendo un certo tipo di bonus. Oltre ai copricapi, ci sono i già menzionati tre personaggi segreti, un discreto numero di regali extra e molti trofei ottenibili. Inoltre, all’interno di una partita è possibile avviare dei piccoli minigiochi, come la prova di ballo a ritmo e la Zona di Iperfunk, che ricompensano con dei premi al completamento. Tuttavia, la mancanza di sufficiente profondità nelle meccaniche, la monotonia dei livelli e la carenza di azione al di là dei semplici inseguimenti può facilmente annoiare il giocatore e trasformare la ricerca delle componenti in una prova di pazienza piuttosto che in una sfida divertente. La modalità Difficile, che richiede un approccio più metodico, offre uno stimolo migliore, che può però essere rovinato dalla sfortuna di ricevere oggetti poco utili o non trovare i giusti NPC alleati.
Nel complesso, ToeJam & Earl: Back in the Groove è un titolo con uno stile originale, ma che purtroppo non risalta troppo, ed è offuscato da battute banali e troppo sporadiche. Le meccaniche hanno lo stesso potenziale che ha reso altri giochi del medesimo genere dei grandi successi, senza tuttavia lasciare un’impronta forte sull’utente né mantenere il suo interesse nei confronti del gameplay. La casualità e la stravaganza del titolo sono tuttavia validi per una breve e occasionale partita. Al momento di questa recensione, non è stato possibile provare la modalità multiplayer cooperativa del gioco ma, essendo uno dei punti forti dei predecessori, potrebbe infine rivelarsi un punto forte di questo bizzarro e caotico titolo.