Recensione Crackdown 3, un videogioco uscito troppo in ritardo

Negli ultimi anni sono stati veramente molti i titoli rinviati, provocando il malcontento dei fan: Crackdown 3 doveva uscire molto tempo fa, e invece ha visto la luce solo adesso, nel 2019. Lo avevo già provato nel 2017, alla Gamescom (qui il mio articolo) e si parlava di un prodotto che di lì a poco sarebbe arrivato sugli scaffali dei negozi. Ovviamente qualcosa è andato storto, e la fase di sviluppo, alla quale hanno partecipato Sumo Digital ed Elbow Rocket, si è allungata al punto di dare addirittura l’impressione che il progetto potesse essere stato cancellato. Nonostante tutti i problemi, alla fine Crackdown 3 ce l’ha fatta, e probabilmente già questo può essere considerato come un grande successo. Ma c’è dell’altro di cui parlare? Assolutamente sì, e per scoprire il nostro giudizio basta continuare a leggere la nostra recensione.

https://www.youtube.com/watch?v=1EabmcTVL2k

La trama ruota attorno al nostro personaggio, da scegliere nel menu iniziale, rimasto vittima di un’esplosione e che riuscirà a sopravvivere grazie a Echo, una ragazza che ci racconta cosa l’ha spinta a ribellarsi. Ci troviamo a New Providence, uno dei pochi avamposti sicuri, governato da Elizabeth Niemand, una benefattrice che in realtà si dimostra malvagia: sarà nostro compito quindi smascherarla, sconfiggendo di volta in volta i suoi sottoposti. Tutto un po’ scontato. Il gameplay non è niente di rivoluzionario, ma offre un ambiente ricco di attività, forse anche fin troppe, che hanno lo scopo di stanare i vari capi che dobbiamo sconfiggere. Dopo un inizio così critico, sembrerebbe che non c’è nulla di positivo da sottolineare, ma in realtà ci sono anche elementi piacevoli. Per quel che riguarda le cutscene si è deciso di semplificare il tutto con immagini che scorrono e il voice over che ci dà le informazioni importanti, che si tratti di trama o di qualche boss da affrontare. Sarebbero state interessanti cinematiche, come la scena iniziale, ma con la grafica a fumetto, un espediente del genere non è del tutto fuori luogo. Certo, una volta che puoi contare su Terry Crews nel cast, magari sarebbe stato logico mostrare un po’ di più la faccia, dal momento che buona parte dell’avventura la viviamo con il personaggio di spalle.

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Le attività presenti nella mappa servono a dare fastidio ai boss e fare in modo di farli esporre sempre più.

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Crackdown 3 è ricco di luoghi di interesse, dicevamo, dando quindi l’opportunità di poter completare missioni secondarie mentre si avanza con la trama principale, magari anche in coop con un amico. Ogni volta ne portiamo a termine una, scopriremo qualche dettaglio in più su uno dei boss in-game. Il gioco presenta infatti una serie di villain che vanno sconfitti, ma è necessario farli uscire prima allo scoperto. Le attività presenti nella mappa servono proprio a questo: dare fastidio e fare in modo di farli esporre sempre più, fino a essere vulnerabili e permettendoci di accedere alla boss fight. Possiamo andare praticamente ovunque all’interno della mappa di gioco, e potremo affrontare anche sfide che vanno oltre le nostre capacità: non avremo difatti un blocco che ci impedisce di entrare in un’area con nemici troppo forti, ma ci viene fornita una percentuale di successo, lasciando decidere a noi se è il caso di provare o meno. È una meccanica apprezzabile, che permette all’utente stesso di rendersi conto se vale la pena tentare. Morire non sarà un problema in ogni caso, dal momento che potremo riprendere l’avventura rinascendo in una delle basi conquistate.

Sarà molto difficile trovare un momento tranquillo in Crackdown 3.

I nemici sono sempre in agguato, e raramente avremo modo di poterci rilassare senza qualcuno che ci inizia a sparare. Avremo la possibilità di scegliere come eliminare chiunque ci sbarri la strada: pugni, fucili, esplosivi, investendoli con le automobili o tirandogli oggetti o persone addosso. Le zone di interesse sono più protette, ma in generale sarà complicato anche il solo farci un giro in città. Purtroppo, però, sarà spesso necessario buttarci nella mischia per guadagnare punti esperienza, e migliorare le abilità, o colpire luoghi strategici, recuperando informazioni importanti sui vari boss. Ogni luogo d’interesse, infatti, vede a capo qualcuno che dovremo sconfiggere e, di conseguenza, attaccarlo sarà necessario, perché altrimenti non potremo avanzare nella storia. Ci sono vari personaggi all’interno del gioco, e ognuno ha delle peculiarità che lo rendono adatto a migliorare un’abilità piuttosto che un’altra. I parametri presenti in-game, che possiamo affinare, sono agilità, armi da fuoco, forza, esplosivi e guida, e per capire quale character è meglio usare è sufficiente controllare nel menu chi è il più adatto. Tranne il già citato attore che presta il volto a uno dei personaggi, tutti gli altri risultano abbastanza anonimi e per niente memorabili, e sarà difficile usare qualcuno che non sia lui.

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Sarebbe stato opportuno, infatti, guidare l’utente alle meccaniche di base in un luogo controllato.

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La grafica è fumettosa ed è anche gradevole alla vista: l’unico problema è che per un titolo del genere, ovvero un’esclusiva Microsoft con Terry Crews, ci saremmo aspettati qualcosa di incredibilmente realistico, che giocato su Xbox One X avrebbe fatto venire i brividi. Se è vero che Nintendo punta sempre su una grafica un po’ cartonata, che però vede in Mario l’icona più importante della compagnia, è altrettanto assodato che la casa americana ha il vanto di poter contare sulla console più potente al mondo. Pecca invece, e molto, per quel che riguarda le interfacce grafiche. Non sempre è chiaro cosa sta succedendo in-game, e i sottotitoli sono fin troppo piccoli per essere letti con facilità: non essendoci il doppiaggio italiano, chi non ha un’ottima conoscenza dell’inglese non è in grado di capire al volo cosa stia accadendo. Ad aumentare questa difficoltà c’è il gioco stesso, molto frenetico, che raramente ci permetterà di poter comprendere ciò che ci viene riportato. Il font è futuristico, ma al contempo è squadrato e un po’ complicato da leggere. Per concludere, a rendere ancor più problematico il tutto, non ci sono tutorial fatti in grado di istruire il player sulle dinamiche di base, se non per quel che riguarda elementi che ogni gamer dovrebbe conoscere (come muoversi) e qualche messaggio ogni tanto, legato soprattutto alle abilità acquisite. Sarebbe stato opportuno, infatti, guidare l’utente alle meccaniche di base in un luogo controllato, e lasciarlo libero di prendere familiarità col mondo circostante e passare al gioco vero e proprio dopo aver superato queste minisfide. Nelle schermate di caricamento scorrono alcuni consigli, ma nel complesso sarebbe stato meglio farci fare effettivamente qualcosa piuttosto che leggerlo.

La mappa contiene una serie di sfere per aumentare l’agilità, posizionate sui tetti, mentre per migliorare nell’uso degli esplosivi bisogna far saltare in aria nemici e oggetti.

Crackdown 3 dà l’impressione di essere incoerente e un po’ datato: i vari reparti sembrano aver lavorato indipendentemente l’uno dall’altro, fornendo un videogioco che pecca un po’dal punto di vista dell’uniformità. Probabilmente il lungo periodo di sviluppo ha fatto sì che l’idea originale sia stata continuamente stravolta, risultando quindi un insieme di elementi che fra loro c’entrano poco. Per fare un esempio, tutte le abilità aumentano facendo certe azioni, mentre per sviluppare la nostra agilità dobbiamo raccogliere delle sfere: nulla di sbagliato, ma potevano rendere tutto più omogeneo. Oltre a questo, il gameplay risulta un po’ vecchio, con i nemici da sconfiggere e, una volta messi tutti KO, si assiste alla cutscene, girata come se fossimo ancora negli anni ’90/inizio 2000. Anche la telecamera negli intermezzi prima e dopo la battaglia sono un po’ antiquati: mi sono venuti in mente i primi Tomb Raider, quando magari entravamo in una zona nuova e faceva una panoramica dell’area, o Spyro, quando sconfiggevamo il nemico e vedevamo gli abitanti esultare. Ci ho visto molto anche GTA San Andreas, un po’ perché c’è criminalità ovunque, un po’ anche per la grafica. Ovviamente sono solo i primi esempi che mi sono passati per la testa, e sono personali, ma dovrebbe essere sufficiente per farvi capire di quanto siamo fuori moda elementi del genere.

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Nella “Zona di Demolizione” è apprezzabile l’incredibile lavoro del team di sviluppo per rendere possibile la demolizione totale dell’arena di gioco.

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Per fortuna c’è il multiplayer, 5 contro 5, che è una delle note più liete di Crackdown 3. Non parliamo di niente di fenomenale, ma nella “Zona di Demolizione”, com’è chiamata in-game, è apprezzabile l’incredibile lavoro del team di sviluppo per rendere possibile la distruzione totale dell’arena. La maggior parte delle problematiche che abbiamo segnalato nel corso della recensione, in questo caso possiamo ignorarle, dal momento che non bisogna tenere conto di punti di interesse o di parametri, ma ci si può concentrare esclusivamente sugli altri player. Come per tutto il titolo, anche questa modalità è caotica e non ci sarà un attimo di respiro, dal momento che potremo ripararci dietro gli oggetti che compongono il livello, ma di stare al sicuro nemmeno se ne parla, visto che appunto può essere distrutto quasi tutto, levandoci (giustamente) l’opportunità di nasconderci e lasciar passare il tempo. Va da sé che un multiplayer per funzionare ha bisogno di giocatori e, nonostante le impressioni positive, sarà necessaria un’utenza in grado di popolare i server. La nostra esperienza è stata limitata dal punto di vista temporale, ma potrebbe essere l’elemento innovativo che nella modalità “Campagna” purtroppo non abbiamo trovato: con qualche aggiustamento, però, può diventare interessante, sperando che ci sia abbastanza gente con cui giocare.

Come già detto nei paragrafi precedente, Crackdown 3 non è un prodotto sbagliato nel contenuto ma nel tempo: è semplicemente uscito in ritardo di una decina anni, almeno. Sembrerebbe più una remaster di un titolo del passato, riportato in auge con una grafica migliorata e qualche altro accorgimento. Invece è un videogioco nuovo, e il fatto che sia un’esclusiva penso sia anche un’aggravante, dal momento che dovrebbe essere uno di quei prodotti col compito di convincere un utente medio ad acquistare la console Microsoft. Il mondo ricco di attività, la possibilità di cambiare personaggio, inserire la modalità cooperativa e dare le percentuali di successo sono ottime idee inserite in un contesto del genere ma, forse a causa della travagliata fase di sviluppo, nel complesso non possiamo considerarlo un videogame che fa dell’originalità la sua arma migliore, anche se il multiplayer è una scossa che dà modernità al titolo. Potrebbe però essere apprezzatissimo dai giocatori di vecchia data, che magari sono legati ai titoli del passato e che acquistano le versioni rimasterizzate di Crash Bandicoot e Spyro: in quel caso, Crackdown 3 è il prodotto che fa per voi.

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