Quando pensiamo al genere survival horror va da sé che si finisce per lodare gli albori della saga di Resident Evil: un incubo tanto spaventoso quanto inebriante, che per decenni ha affascinato milioni di appassionati. Molti tra gli utenti più affezionati al brand di casa Capcom hanno percepito negli anni una profonda scissione tra le antiche radici horror e la discussa vena action che ha contraddistinto alcuni tra gli ultimi capitoli della serie. Non è certo un’eresia idolatrare i primi titoli dell’opera come capolavori del genere videoludico d’appartenenza, tanto che negli anni sono diventati veri e propri punti di riferimento. Tra questi vi è senza dubbio Resident Evil 2, un prodotto stagionato oltre vent’anni, che ora reclama un posto nel mercato moderno. Un’azione che richiama uno scetticismo più che legittimo, specialmente perché ritmo e atmosfera ora hanno due pesi e misure nettamente diverse. Noi abbiamo avuto il piacere di provare per voi il titolo e lo abbiamo sottoposto al giudice più severo di tutti: il tempo.
Ciò che ci teniamo a dirvi sin da subito è che finalmente abbiamo il ritorno in grande spolvero delle regole vincenti del genere. Vuoi il progresso cinematografico e il bisogno impellente di toccare con mano i vertici del realismo, ma, alla fine, si è optato per un incalzante aumento del ritmo di gioco, senza però rinunciare all’angosciante elemento mistero. Uno dei lati più bizzarri e affascinanti della natura umana è il dualismo che definisce il rapporto di questo con la paura: la si teme, eppure la troviamo inebriante. Ebbene se è proprio il brivido che cercate, le grottesche avventure di Leon sono rimaste senza dubbio di qualità eccelsa, mostrando al pubblico di essere ancora sulla strada giusta. Il gameplay da subito risulta avvolgente e, condendo il tutto con un pizzico di nostalgia, ripropone un piatto semplice ed efficace. Resident Evil 2 è sceso a patti con le proprie origini, riformulando un’encomiabile comparto audio e visivo senza eguali, che trae, nell’agguerrito duello di luce e ombre, uno squisito richiamo alla storia.
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L’ottenebrante groviglio d’ingegno e paura è, ora più che mai, un’accoppiata da invidiare.
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Il minuzioso lavoro impiegato nel level design del gioco è il tratto più definito dell’intero prodotto, canalizzando l’attenzione dell’utente su una serie di ambientazioni suggestive e un goloso groviglio di corridoi, ma anche di zone fitte di enigmi e segreti. Il piacevole ritorno di stile nella preponderante presenza dell’elemento ingegno ci ha subito esaltato: il tratto in discussione è ormai un marchio inscindibile della saga e, sebbene si sia semplificato o oscurato negli anni, ora torna in pompa magna più forte che mai. Ma non abbiate paura: il ritmo rimane incalzante e pungente per tutta la durata della sessione di gioco, emergendo in perfetto equilibrio con l’incandescente effetto adrenalinico. La gestione degli spazi è ambiziosamente ricostruita sulle basi dell’antenato, rispettando l’ingarbugliato tessuto della mappa di gioco: un valore aggiunto per gli amanti dell’esplorazione. Ogni stanza e anfratto nell’area di gioco ha una sua profondità ben delineata ed è rarissimo scovare un luogo edificato senza un minimo di scopo: nulla è lasciato al caso, ma ricco di prospettive ludiche o approfondimenti intriganti.
L’intrecciata trama di Resident Evil è uno degli argomenti più toccanti da trattare, specialmente per l’ingarbugliato destino che avviluppa i protagonisti principali, lasciandoli troppo spesso spalle al muro. Tra di loro la figura che di più si avvicina alla speranza del genere umano è il giovane Leon: un impavido poliziotto dedito al lavoro e spettatore impotente dell’orrido baratro in cui sta sprofondando Raccoon City. Il secondo capitolo della serie è indiscutibilmente un punto di partenza, ma anche di non ritorno per la trama complessiva: qui il ragazzo si troverà faccia a faccia con le proprie paura e dovrà, suo malgrado, vestire più volte i panni dell’eroe. Tuttavia la storia di Leon non è la sola ad essere appesa a un filo, perché parallelamente vi è anche la macabra odissea di Claire: una ragazza determinata e grintosa, pronta a mettersi in gioco e scappare dall’Inferno sceso in terra. Per tutta la durata del gioco, il filo narrativo si diluirà davanti a voi in struggenti sequenze video, perciò prestategli molta attenzione.
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Un eroico ritorno alle origini per precipitare ancora una volta nell’oblio di Raccoon City.
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Come in ogni Resident Evil che si rispetti, setacciare ogni angolo della mappa è la soluzione se si ha intenzione di resistere a lungo, specialmente data la scarsa presenza di munizioni. La maggior parte degli ambiti strumenti di sopravvivenza è sepolta sotto una fitta serie di enigmi, che premiano l’utente più vispo e curioso. Tra gli oggetti di maggior rilevanza vi sono, a parer nostro, al primo posto gli accessori dell’arma: una serie di componenti ardui da scovare, ma che potenzieranno di gran lunga la sola pistola base. La gestione degli spazi è il peggior nemico di ogni avventuriero, pertanto vi invitiamo a seguire la nostra guida per prepararvi al meglio, o rischierete di sgretolare le vostre possibilità di successo dopo pochi colpi male assestati. La presenza delle variopinte erbe curative e altri oggetti puramente tattici, non solo è una benedizione, ma ci mette ripetutamente alla prova. Optare per l’essenziale è la scelta vincente, quindi cercate di analizzare accuratamente gli strumenti raccolti: alcuni potrebbero celare gustose sorprese.
Nulla è lasciato al caso e lo spreco di risorse è aspramente punito, costringendovi a fughe disperate o repentine svolte strategiche. Il più delle volte ci è comunque sembrato frustrante dover scaricare interi caricatori in testa a nemici base, per poi vederli rialzare al secondo giro di boa, magari durante una rinnovata esplorazione. Il sistema di combattimento non presenta infatti mezze misure, costringendovi a fare rapidamente piazza pulita dove necessario o scappare con le sole risorse scovate fra le orde nemiche. Il traballante approccio alle boss fight pecca sfortunatamente di originalità e, sebbene riadattate ad hoc e mai fuori contesto, non reggono le aspettative. Le coraggiose iniziative proposte nel rinnovato sistema di combattimento offrono spunti interessanti per uscire dagli scontri, anche solo con oggetti di fortuna. Coltelli, granate e stordenti possono essere usate in maniera poco ortodossa come armi ultime di difesa per fuggire da situazioni disperate, specialmente quando veniamo strattonati. L’unica arma che bisogna saper usare davvero è l’astuzia, ma state tranquilli: non vi servono munizioni per quella.
Sarà la nostalgia di una pagina del mondo survival horror che credevamo appartenesse ormai al passato, ma per ogni appassionato mettere mano a Resident Evil 2 sarà come fare i conti con un frammento di storia videoludica. Solo alla luce del completamento ultimo dell’opera possiamo dire che Capcom ha ben deciso di togliere la parola “remake” per una ragione ben più profonda del mero stratagemma di marketing. Qui siamo all’alba della grottesca magia che ha insegnato a una generazione intera a legarsi a un misterioso poliziotto di nome Leon e che ora necessita di tornare alle luci della ribalta, ma non per la sola gloria. Speriamo difatti che il titolo sia un solido punto di partenza per quel che sembra un trampolino di lancio verso un attesissimo nuovo capitolo della saga. Le qualità tecniche e il level design del gioco sono, ora più che mai, degli spunti di riflessione per chiunque volesse competere con questo imponente colosso del genere horror. Non mancano tuttavia dei controversi dibattiti in merito al parziale approfondimento di alcuni interessanti retroscena e un’intelligenza artificiale non sempre convincente, ma la direzione intrapresa risulta incoraggiante. Tra vecchie conoscenze e nuove certezze, Resident Evil 2 riesce ad accontentare proprio tutti, toccando il cuore dei nostalgici fan di una vita e tendendo la mano a chi vorrebbe (ri)scoprire i raccapriccianti meandri dell’apocalisse zombie.