Google Stadia non sarà la rovina di Sony e Microsoft

Google Stadia promette di rivoluzionare il mercato videoludico, dando una spallata a tutto ciò che è fisico: non potremo più toccare con mano un gioco, ma lo vivremo ovunque e su praticamente ogni piattaforma. Il digitale sta prendendo sempre più piede e, in molti Stati, rappresenta già la maggioranza delle vendite: dovevamo aspettarci che qualcuno prima o poi avrebbe dato uno strappo. Ci stiamo evolvendo. Non si tratta di cambiare la situazione in meglio o in peggio: è solo qualcosa di diverso, che hanno già vissuto altri settori dell’intrattenimento. Se una volta eravamo abituati a comprare DVD e libri, ora possiamo acquistare un’opera con pochi click e da casa, fra una telefonata e l’altra. Ma è normale, perché siamo una generazione sempre più connessa e multitasking, che fa contemporaneamente un acquisto su Amazon e una chiacchierata su Whatsapp, che guarda qualche foto su Instagram e mette i like su Facebook allo stesso tempo.

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Alla GDC 2019, a marzo, Google ha presentato il proprio progetto videoludico: Stadia. Si tratta di un servizio online, che potrà essere giocato loggandosi con il proprio account su qualsiasi dispositivo.

I vantaggi principali del digitale, per tutto ciò che riguarda l’intrattenimento, sono senza dubbio la velocità e lo spazio: possiamo avere migliaia di opere a portata di mano, senza però dover occupare un’area fisica. Non dobbiamo più pensare a dove piazzare l’oggetto che acquistiamo, che sia un cofanetto o un libro, perché diventa è disponibile praticamente sempre e ovunque, in casa e non solo. Ho dato per curiosità un’occhiata alla serie completa di Breaking Bad: 21 DVD. Accatastateli uno sull’altro, e dite quanto spazio occupano, o dove riuscireste a piazzare una collezione del genere. Magari poi siete anche fan di Dexter (35 dischi), e di Lost (39), ed ecco che dovrete trovare un posto per mettere 95 DVD. Lo stesso vale per i libri: volevamo leggerne tanti, ma la casa non era abbastanza grande da ospitarli tutti. Per fortuna, o purtroppo, dipende dai punti di vista, oggi basta un tablet. Il mio pensiero di base sulla questione è proprio questo: abbiamo quello che vogliamo, quando lo vogliamo. Avere qualcosa, senza averlo effettivamente è il trend della nostra generazione, che sembrerà strano a noi, ma per chi verrà dopo sarà la regola e anzi, sarà vintage possedere qualcosa. Il nostro modo di vivere muterà in continuazione, e chi si troverà male sarà solamente chi vive questa transizione, cioè noi, che non fa in tempo a metabolizzare un’innovazione tecnologica che si ritrova subito dopo qualcos’altro da comprendere.

Netflix
Netflix ha dimostrato che un enorme catalogo online, in streaming, è decisamente apprezzato dalla nostra generazione.

E dopo tutto il discorso, è giusto parlare anche del videogioco. Scomparirà il fisico? Forse, ma non il merchandise: se oggi potete acquistare la Collector’s Edition col disco, domani potrete giocare in streaming o comprare il titolo negli store online, ma la statuetta è per forza qualcosa di concreto e che si può toccare con mano. I collezionisti ovviamente si troveranno un po’ interdetti, ma nel futuro cambierà ancora di più anche l’idea che abbiamo oggi di possesso“. Sono convinto che, più in generale, tutte le problematiche relative a questo passaggio troveranno un loro equilibrio, da sole, perché oltre al medium in sé, anche giocatori e mercati hanno un loro peso specifico nella questione, e contribuiranno al cambiamento in un maniera che possiamo prevedere. Non trattandosi di una scienza esatta, sempre passibile d’errore: basti pensare al settore della realtà virtuale, che doveva crescere in modo esponenziale e che invece procede più lentamente di quanto ci si aspettasse.

Il videogioco è un’esperienza molto personale, ma spesso e volentieri c’è anche molto altro al di là delle emozioni provate durante le sessioni. Il merchandise (e le Collector’s Edition in generale) è molto importante.

Google Stadia è sicuramente un punto di svolta e sono convinto che possa avere un successo, ma non darei per finite Sony e Microsoft: non mi metto a discutere su prezzi, frame, risoluzione o potenza hardware, ma ragiono più su concetti. Potremmo giocare ovunque in streaming, ma questo significa che quindi avremo bisogno di una linea potente. Finché siamo a casa, nessun problema, perché possiamo fare un contratto con l’operatore che più ci aggrada e stare sul divano, sul letto o su una scrivania. Ma quando siamo fuori? Switch è stato creato per essere utilizzato ovunque, anche senza connessione, mentre Stadia rischia di avere il problema opposto rispetto alla console Nintendo: potremo giocarlo su qualsiasi dispositivo, purché sia all’interno delle mura domestiche. Paradossale. Ovviamente posso aver frainteso cos’ha in mente Google, e magari mi sto facendo problemi alla quale è già stata pensata una soluzione, ma non penso che PlayStation, Xbox e Switch da un giorno all’altro diventeranno obsolete, che anzi, possono contare già da ora sulle esclusive, che poi in teoria è quello che ci spinge a comprare una console in particolare. Sony offre titoli come il GOTY God of War, Microsoft ha iniziato una politica di acquisizioni di studi e Nintendo ha dalla sua brand storici come Mario, The Legend of Zelda e Donkey Kong, che hanno radici negli anni ’80: e Google Stadia?

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Microsoft, PlayStation, Nintendo e PC dovranno preoccuparsi? È ancora presto per dirlo.

Ho letto in rete che in molti hanno sentenziato la fine di Sony, Microsoft e Nintendo dopo aver visto 1 video di Stadia, e onestamente non vedo tutti questi pericoli imminenti. Sono certamente convinto che il futuro del videogioco possa essere lo streaming, ma in ogni caso attraverseremo un periodo di transizione che, gradualmente, ci porterà ad abituarci e ad accettare che il fisico andrà messo da parte. Essere esclusivamente online significa dover essere sempre connessi, e bisogna vedere anche lì quanto saranno ottimizzati i prodotti, perché altrimenti rischiamo di giocare con lo smartphone e finire tutti i GB del nostro abbonamento in una manciata di ore. Questo problema ovviamente non lo hanno le altre piattaforme, home console appunto, che permettono una fruizione offline, e con il disco. Se multiplayer online e streaming sicuramente viaggiano su strade parallele, quando parliamo di singleplayer le cose sono un po’ diverse, perché sono prodotti creati ad hoc per essere provati in giocati in solitudine e senza alcun condizionamento.

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Potremo giocare Assassin’s Creed Odyssey su un qualsiasi dispositivo, a patto che sia connesso a internet.

Nel filmato è stato mostrato Assassin’s Creed Odyssey giocato su vari dispositivi, che si presume fossero tutti connessi alla rete. Se dobbiamo stare fuori casa per un periodo prolungato (giorni/settimane) e magari non possiamo contare su una buona linea, cosa facciamo? Con PlayStation e Xbox non abbiamo questi problemi, perché non c’è bisogno di internet ogni secondo della nostra sessione. Allo stesso modo, Nintendo Switch è stato pensato sia per un uso domestico, sia per la fruizione al di fuori delle mura di casa: comodissimo. Ma potremo fare la stessa cosa con Stadia? Difficile. Non sarà sufficiente avere solo una connessione a internet, perché avremo bisogno di un’ottima rete alla quale collegarci. Se partiamo per lavoro e l’hotel in cui alloggiamo ha il wi-fi, bisognerà sperare che abbia una potenza tale da permetterci di giocare. Avere una Switch a portata di mano, e magari i film scaricati su Netflix, ci possono salvare quando siamo in trasferta. Il colosso delle serie tv ha pensato appunto a una fruizione offline, perché il prodotto non cambia, a differenza del videogioco che deve continuamente caricare elementi in base alle nostre azioni. Se è possibile usufruire del catalogo di Netflix senza internet, non si può fare la stessa cosa con Google Stadia, a meno di avere un hardware potente che possa immagazzinare i dati e non rendere più necessaria la connessione. Ma non esistono già PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch per questo?

A livello di linee telefoniche, l’Italia è molto indietro.

E parliamo ovviamente anche di Italia. Non è così scontato che, al di fuori delle grandi città, le linee possano supportare tutto questo carico. Attualmente siamo il 44° Paese nella classifica mobile, per quel che riguarda le velocità delle nostre connessioni, al 45° posto se parliamo di linee fisse, secondo Ookla.com. Turchia, Olanda, Polonia, Svizzera, Belgio, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Ucraina, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria sono Stati che a livello di revenue nel settore videoludico sono parecchio dietro l’Italia, ma se mettiamo a confronto le linee, siamo noi a dover inseguire. Di conseguenza, Stadia avrebbe terreno fertile in queste zone in cui la popolazione, tranne per quel che riguarda turchi e rumeni, è quasi tutta già connessa a internet. Siamo ben sopra il limite suggerito da Google per poter giocare, ma resta il fatto che c’è un gap abbastanza netto fra la potenza delle nostre linee e di quelle del resto dell’Europa.

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Google Stadia sarà un grande successo? La direzione è quella giusta, ma vedremo se i tempi sono maturi per un passo del genere.

Il titolo dell’articolo sembrerebbe un po’ polemico, ma non voglio criticare Stadia, anche perché penso che il futuro sarà proprio quello che sta mostrando Google. A livello culturale adesso forse è un po’ strano ma col tempo ci abitueremo sempre di più e ci sembrerà tutto più normale. Quello che sinceramente mi ha un po’ fatto storcere il naso è l’aver letto che alcuni utenti hanno decretato già in anticipo la crisi di Sony e Microsoft, con PlayStation 5 e Xbox Scarlett dipinti come dei flop colossali, nonostante PlayStation Now e Xbox Game Pass. Forse succederà, forse no, ma non sono nemmeno state comunicate le finestre di lancio, come possiamo già criticarle? Le previsioni, poi, spesso e volentieri sbagliano: avevo parlato nei paragrafi precedenti della realtà virtuale, ma anche lo stesso passaggio al digitale era stato teorizzato come molto più repentino. Anni fa si presumeva che nel 2019 il fisico fosse già sparito, e invece eccoci ancora qui, ad acquistare dischi e comprare statuette, da Gamestop per giunta, il retailer per eccellenza dei videogiochi che di questi tempi non dovrebbe esserci stato. Non resta che attendere quale sarà la reale risposta degli utenti, per un prodotto che si preannuncia rivoluzionario, ma che deve anche confermare di esserlo.