Bandai Namco Level Up, parte 2: la prova di VMAG

Ecco arrivato il momento di parlare della seconda parte del Level Up di Bandai Namco: dopo la prima parte (di cui abbiamo parlato qui), tocca alle ultime produzioni dell’azienda giapponese presentarsi e darci la possibilità di essere testate. Ci troviamo così dinanzi a One Piece Pirate Warriors 3, J-Star Victory VS+, Project Cars e F1 2015, tutti e quattro completamente a nostra disposizione, con postazioni che però non hanno permesso di testare il multiplayer e soltanto il singleplayer.

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Partiamo dal videogioco figlio del manga di Eiichiro Oda: One Piece Pirate Warriors 3 appartiene al genere dei musou e, come i precedenti, è sviluppato da Omega Force insieme con l’azienda che lo distribuirà universalmente, Bandai Namco. Sebbene non sia possibile paragonare quanto realizzato con Naruto Shippuden e i vari Ultimate Ninja Storm, Pirate Warrior è indubbiamente una saga che nel genere capitanato da Dinasty Warrior ha avuto il suo grande spazio e la sua forza non indifferente. In soli tre anni i titoli sono stati ben tre, con una cadenza annuale giustificata proprio dal successo che è riuscito a ritagliarsi il titolo all’interno del panorama videoludico. One Piece Pirate Warriors 3 sarà disponibile per PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation Vita, in uscita per il mese di agosto di quest’anno. La trama che andrà a essere coperta sarà fedele alle vicende del manga, diversamente da quanto accaduto per il capitolo precedente, che aveva non poche libertà narrative, distaccandosi dai paletti fissati da Oda. Un punto non da poco quindi per i fan che cercheranno quel service che è fondamentale per accontentare la schiera di otaku che si affida alle riproduzioni videoludiche per sentirsi protagonisti di quelle pagine lette negli ultimi 18 anni di pubblicazione. Dal punto di vista del gameplay l’offerta è abbastanza fedele a quanto visto nel secondo Pirate Warriors, proponendoci un roster di 47 personaggi totali, da sbloccare nel corso dell’avventura e chiedendoci di conquistare le basi disseminati nello stage che ci terrà impegnati a combattere contro numerose schiere di nemici. Graficamente il titolo ha mantenuto lo stile in cell shading, che per quanto lasci gli scenari decisamente spogli e privi di interattività, ma comunque ripuliti e rivisti per essere meglio adattati alle console di nuova generazione, riesce a caratterizzare bene i personaggi offerti. Se c’è, quindi, da porsi delle domande circa Pirate Warriors 3 sono tutte legate al genere musou: trattasi, come detto poc’anzi, del terzo capitolo della saga in tre anni, senza particolari innovazioni, anzi con delle semplificazioni rispetto al primo capitolo che offriva anche delle soluzioni legate a combattimenti con i boss più animati e meno legati a risse confusionarie. Il dubbio viene da sé, quindi, domandandosi se fosse realmente necessario addentrarsi nuovamente nelle vicende narrate da Oda e se la giustificazione è rintracciabile esclusivamente nella necessità di procedere con la trama, cercando di seguire l’evoluzione del percorso di Rufy fino a Dressrosa. Perché il gameplay potrebbe stancare abbastanza rapidamente.

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Intanto Rufy, dopo aver combattuto contro orde immense di avversari, ha avuto modo di incontrare Naruto, altro protagonista dell’evento, in J-Star Victory VS+, la riproposizione occidentale del titolo che l’anno scorso era stato pubblicato in Giappone, con qualche copia arrivata anche in Italia, con tutte le limitazioni della lingua annesse. Sviluppato da Spike Cunsoft, J-Star è un picchiaduro che permette di sfidare 52 combattenti diversi provenienti da tutto il mondo anime e manga del Giappone, da One Piece a Dragon Ball, da Naruto a Hunter X Hunter, senza dimenticare Medaka Box e Bleach: tutti uniti per sfidarsi e per dar vita a una campagna in single player che vi porterà a costruire il vostro team e sfidare tutti gli altri combattenti che non saranno dalla vostra. Ogni squadra è composta da tre combattenti, con tanto di elemento di supporto, chiamati a sconfiggere quante più volte possibili gli avversari: a vostra disposizione avrete combo, mosse speciali e trasformazioni, come quella in Super Saiyan di Goku, che sarà comunque molto limitata. Dovrete quindi riuscire a riempire una barra appositamente collocata a schermo che designerà la vostra vittoria finale, barra che dovrà essere riempita proprio grazie alle uccisioni dei vostri avversari. Da segnalare, tra le cose immediatamente notate grazie al codice provato, un sistema di bilanciamento migliorato rispetto a quanto offerto nel titolo originale, che ha subito un paio di modifiche seguendo le indicazioni e i feedback dell’utenza finale, desiderosa, tra l’altro, di avere il titolo in Occidente dopo l’uscita nel marzo 2014. In aggiunta, poi, sarà possibile trovare anche la modalità arcade, che permetterà di raccogliere numerose sfide all’interno delle quali cimentarsi con i propri guerrieri, allenandovi e sbloccandone sempre di più difficili. Le modifiche, pertanto, rimangono esclusivamente queste, confermando poi il prodotto uscito sul mercato l’anno scorso: va da sé che essendo il titolo originale esclusivamente in giapponese, ci troviamo stavolta dinanzi a qualcosa di completamente nuovo per il nostro mercato, ma con delle meccaniche comunque invecchiate di dodici mesi e poco più, che risultano anche legnose in alcuni frangenti, soprattutto se testate con Goku, che in Dragon Ball Xenoverse aveva ben altra agilità. Ci rendiamo conto, però, del gap al quale ci stiamo superficialmente aggrappando, ma chi vi scrive ha speso non poche ore sulla versione giapponese e a questa nuova prova si è sentito completamente saturo dell’offerta. L’attesa terminerà il prossimo 26 giugno.

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Terminiamo la nostra seconda parte di Level Up con i titoli di simulazione di guida di Bandai Namco: F1 2015 e Project Cars. Per quanto riguarda il primo titolo c’è subito un elogio da fare nei confronti dei distributori: per la prima volta un titolo dedicato alla Formula 1 arriva a ridosso dell’inizio della stagione automobilistica, così da poterla seguire quasi in diretta, recuperando il gap fornito da questi mesi. Il lancio, infatti, avverrà nel mese di giugno, con l’avvio dei GP fissato per il mese di marzo: appena tre mesi da recuperare e circa cinque gare da macinare rapidamente per poter tornare in pista in contemporanea con Hamilton, Vettel e soci. Se da un lato c’è un elogio, però, dall’altro non possiamo ritenerci soddisfatti della prova portata a termine, perché le piste proposte erano ancora quelle della versione 2014, che quindi non ci ha permesso di scovare migliorie e perfezionamenti compiuti nel corso dell’anno in quello che era un codice decisamente misto. Gli stessi modelli facciali dei piloti non ci hanno decisamente soddisfatti, denotando ancora qualche imprecisione in sede di dettagli. Va da sé che all’interno dell’abitacolo non sarà all’ordine del minuto vedere in faccia il nostro pilota, ma nei momenti che esulano la corsa indubbiamente capiterà di ritrovarcelo dinanzi agli occhi. Il motore utilizzato, però, per l’intera realizzazione delle vetture e del gameplay in generale denota un passo in avanti generale: si chiama Ego Engine 3 e migliora nettamente l’illuminazione e le condizioni climatiche, con un passaggio molto più graduale dalla pioggia al sole, con dei momenti di intermezzo che danno vita a ben più complicate gestioni da parte dei piloti – quindi voi – di gomme e modo di guidare, in minima parte comunque condizionato dalla vostra controparte videoludica, tra chi è più abituato a guidare sul bagnato e chi, invece, denota qualche lacuna in tale ambiente.

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Nelle modalità segnalate, infine, dobbiamo rinunciare inevitabilmente a quella Classica, che per problemi di licenza non è stata inserita, mentre è possibile ritrovare la Championship Season così come la Pro Season: la prima non è altro che la classica modalità carriera, mentre la seconda è vera e propria, oltre che costretta, modalità simulativa della F1 reale. Vista bloccata nell’abitacolo, nessun supporto a schermo e soprattutto tutte le fasi della settimana da affrontare, dalle prove libere alle qualifiche fino alla gara finale. Spunti che rendono interessante il prodotto, che però dovrà essere provato ancora una volta prima dell’uscita, così da poter apprezzare il lavoro dell’Ego Engine 3 anche sui circuiti nuovi, senza limitarci a quelli dell’anno scorso.

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Terminiamo con Project Cars, purtroppo destinato a una prova relativamente rapida che non ci ha permesso di approfondire molti aspetti che ci incuriosivano e che erano rimasti ancorati all’ultimo test alla Gamescom dell’anno scorso. Abbiamo avuto comunque modo di apprezzare la simulazione offerta dal titolo, che nonostante le linee guide disegnate a terra per le curve, ci ha puniti sovente per aver accelerato nel momento sbagliato e per aver effettuato una manovra in maniera eccessivamente brusca, finendo inevitabilmente fuori pista: inoltre positivi moltissimi dettagli, tra cui i rumori della vettura raccolti dall’interno dell’abitacolo, apprezzabili da qualsiasi appassionato di vetture e che possiamo tranquillamente annoverare tra le migliorie compiute in questi mesi di lontananza dalle scene pubbliche. Così come in F1 2015, anche in Project Cars è lasciato ampio spazio di manovra alle condizioni atmosferiche, ma con le dovute differenze: qui ci troviamo dinanzi a una realizzazione più che spettacolare di gestione del fenomeno atmosferico, con la vettura che risente nettamente della pioggia e dell’acquaplaning. Perché se la Formula 1 ha previsto gomme da bagnato, qui non avrete sicuramente la sosta ai box per farvi supportare da un team di tecnici con l’arrivo della pioggia: in assetto da tempesta sarà difficilissimo continuare a tenere la giusta direzione, perché anche solo toccare il cordolo significherà ritrovarsi a compiere una manovra poco felice. Ci troviamo dinanzi, insomma, a un simulatore che ha una vastissima quantità di contenuti da offrire, con una gamma di variazioni atmosferiche che potrà soddisfare chiunque: attendendo l’uscita del titolo non resta che sperare in un’ulteriore prova, più approfondita e con qualche ora in più a disposizione, così da non doverci limitare a notare pochi dettagli, ma poter realmente vestire i panni del pilota con quello che rischia di essere il simulatore automobilistico dell’anno.