Quando avete comprato le console di nuova generazione, non credo abbiate pensato, anche solo per un secondo, di assistere ad un’invasione di titoli che avete già provato, giocato e finito sulle vostre vecchie console.
Bhè, abbiamo pensato tutti male. I remastered sono, purtroppo, diventate un leitmotiv di questa “nuova” generazione e, all’ormai nutrito parco titoli delle varie “edizioni definitive” e simili si aggiunge Dark Souls II: Scholar of the First Sin. From Software non è limitata tuttavia a tirare a lucido il comparto grafico dell’ostico gioco che ormai conosciamo bene, ma ha incluso anche l’ottimo pacchetto di DLC “Trilogia delle Corone perdute”, il passaggio da 30 a 60 fps, un riposizionamento dei nemici, nuovi NPC, aggiustamenti al lore ed un nuovo finale.
Dark Souls II: Scholar of the First Sin sembra essere quindi sostanzioso e l’impressione che si ha fin da subito è molto buona, soprattutto se non si ha mai giocato al titolo di From Software… ma anche chi già ha imprecato all’epoca sulla scorsa generazione potrebbe avere dei buoni motivi per tornare a Drangleic.
Chi ha giocato il Dark Souls II “originale” noterà infatti differenze piuttosto marcate, con texture di discreta fattura, meno pop-up e un frame rate che si difende bene sui 60 fissi in praticamente la maggior parte delle situazioni, anche se ogni tanto si assiste a qualche sporadico calo. Tuttavia uscendo in concomitanza, o quasi, con Bloodborne, il gap tecnico si noterà maggiormente: quando toglierete il disco della nuova IP dei From Software per giocare alla Scholar of the First Sin, noterete una qualità grafica degna di nota, ma comunque tendente alla “old-gen”.
Mettiamo da parte la grafica e passiamo al succo dell’opera. Ciò che risulta evidente è indubbiamente il lavoro sul posizionamento dei nemici, che cambia radicalmente l’esperienza di gioco, rendendola più avvincente e nuova persino per chi ha già spolpato il titolo originale. Non sperate, quindi, di poter affrontare i pericoli di Drangleic con facilità solo perché conoscevate a memoria le posizioni dei vostri nemici, perché la morte è sempre dietro l’angolo. Inoltre, sono state ritoccate le descrizioni di molti oggetti chiave e, con l’aggiunta di un nuovo NPC, abbiamo la possibilità di assistere a nuovi dialoghi e di approfondire ulteriormente la trama principale. Il riposizionamento di alcuni nemici colma delle lacune presenti nel gioco originale, che vedevano discrepanze tra la loro location e il loro effettivo background all’interno della lore.
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Il prossimo punto è proprio Drangleic. Avete bisogno di un ripasso? Drangleic è l’universo in cui viviamo in Dark Souls II. Vestiamo i panni di un non morto, vittima di una terribile maledizione, la quale corrompe e corrode le labili pareti delle menti di chi popola Drangleic, compresa la nostra, portandoci a diventare “vuoti”. Per compiere il nostro destino, siamo letteralmente sbattuti in un mondo ostile, che ci riserva trappole, imboscate, malocchi, piromanzie e scontri con Boss di qualsivoglia forma e natura.
Nella Scholar of the First Sin, Drangleic è stata plasmata, abbellita e rifinita in alcuni dettagli che strizzano l’occhio ai veterani della serie e lasciano a bocca aperta i neofiti. Tutto questo è estremamente accentuato da una direzione artistica superba, in grado di farci rimanere incantati ad osservare un’antica città sommersa, e subito dopo ammaliarci con combattimenti all’interno di un castello crollato nella lava a causa della vanagloria del suo Re. In particolar modo va concesso un plauso all’engine di illuminazione di alcune aree, riscritto e modificato per accentuare l’atmosfera cupa, perduta parzialmente nel titolo uscito un anno fa. Dal punto di vista del gameplay, questi cambiamenti implicano un uso maggiore della torcia, oggetto piuttosto marginale in passato.
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Non solo il single-player è stato modificato in questa edizione di Dark Souls II, infatti sono state operate scelte di game design anche per quanto concerne il comparto online. Il numero di giocatori massimi in una sessione è stato aumentato a 6, modificando radicalmente il gameplay e lo svolgimento delle sessioni multigiocatore: la scelta ci è parsa buona ed ha impreziosito la presenza di alcune zone, presenti nella Trilogia delle Corone Perdute, pensate per il multiplayer, esaltandone la struttura ed il design.
Dark Souls II: Scholar of the First Sin, a 13 mesi dall’uscita dell’originale, riesce dunque a rinnovarsi, mantenendo pregi del gioco che abbiamo avuto la possibilità di spolpare un anno fa. Tuttavia alcuni difetti sono rimasti, tra cui il fastidioso bug dell’usura delle armi raddoppiata dovuta ai 60 fps, presente nella versione PC già l’anno scorso (speriamo vivamente che sia risolto tramite patch) e in generale un comparto tecnico che non fa gridare al miracolo, pur essendo comunque di pregevole fattura.
Nonostante quindi le critiche che si possono rivolgere alla maggior parte dei remastered presenti sul mercato, il titolo di From Software ha il merito di ergersi tra quelle riedizioni fatte come si deve, con un prezzo accessibile e una notevole mole di contenuti di altissima qualità. È stato mantenuto il giusto format dell’insegnamento a ogni “morte” del nostro alter ego, facendo pagare caro ogni errore in maniera onesta, costringendo il giocatore a un impegno e una dedizione superiore alla media, ma il tutto è compensato con un alto livello di soddisfazione e appagamento, che vi porterà a non perdere il senno… forse.
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