Recensione Circle of Sumo

Nel novembre del 201, al Gamerome dello scorso anno, di questi tempi provavamo Circle of Sumo, un party game che, a dispetto del nome, è stato creato proprio in Italia da Yonder, studio di sviluppo già dietro la realizzazione di Red Rope: Don’t Fall Behind. Nonostante il chiaro riferimento a una disciplina che in Giappone è decisamente più praticata rispetto alle nostre zone, non aspettatevi nulla di troppo complicato o lontano dalle tradizioni nostrane. Lo scopo del gioco è spingere l’avversario fuori dal ring, al quale però vanno aggiunti degli elementi capaci di movimentare il gameplay.


Circle of Sumo, dicevamo, è un party game, ed è dunque ovvio che per rendere al meglio debba essere giocato in compagnia (fino a 4 player), anche se sono stati inseriti due minigiochi pensati per l’utente singolo. All’interno del titolo troviamo una serie di arene, sbloccabili con l’ausilio di alcune monetine, che permettono un’ottima varietà di combattimenti. Ogni ring ha delle caratteristiche peculiari che influenzano il match, come se si trattasse di un vero e proprio player. Per farvi comprendere l’ottimo lavoro svolto da Yonder, le arene sono incredibilmente vive: in alcuni casi il ring si sposta in continuazione, in altri si restringe, mentre capita che si alternino momenti di luce a momenti di buio. Al combattimento vero e proprio si aggiungono altre quattro modalità, da giocare sempre in compagnia: Street Football, Hockey, Ice Skating e Hurding. Mentre le prime due sono chiare e non necessitano ulteriori spiegazione, sulle altre spendiamo qualche parola. Ice Skating è una corsa sul ghiaccio che, di volta in volta, si scioglie, lasciando buchi sul percorso, mentre Hurding sarebbe la corsa a ostacoli: finire fuori dallo schermo oppure oltre le linee, che delimitano le corsie porta alla sconfitta istantanea.

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Chi vuole muoversi agilmente punta il lottatore più veloce, chi invece preferisce aspettare e scagliarsi contro l’avversario sceglie quello più potente.

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A giocarsi la vittoria troviamo 8 atleti, quattro uomini e altrettante donne: bisogna scegliere con cura chi impersonare, perché ci sono dei parametri diversi per ognuno (velocità, forza e accelerazione). Ispirandosi al sumo, è decisamente scontato cosa fare per vincere: buttare l’avversario al di fuori dell’arena, sfruttando a proprio vantaggio le peculiarità dei ring, che possono aiutare o rendere la vita difficile agli utenti, ma anche degli stessi combattenti. Per riuscire nel proprio intento, abbiamo la possibilità di scattare o caricare l’avversario, dando quindi un senso ai parametri di cui parlavamo sopra: chi vuole muoversi agilmente punta il lottatore più veloce, chi invece preferisce aspettare e scagliarsi contro l’avversario sceglie quello più potente.

La grafica è cartoon, ma questo non influenza negativamente il gameplay. La visuale è costantemente dall’alto, sia per le modalità single che multiplayer. Nonostante i lottatori siano vestiti di soli perizomi (e reggiseni per quel che riguarda le donne), è facile distinguerli all’interno del ring. Le animazioni vere e proprie sono limitate quasi esclusivamente alle cariche dei contendenti, riprendendo la classica posa con pugni a terra e gambe divaricate, e nonostante tutto sono ben realizzate e piacevoli alla vista. La cura con cui sono stati pensati i lottatori, però, è visibile anche per quel che riguarda le arene: anche se lo stile è cartoonesco, ogni ring è ricco di dettagli e ha almeno una caratteristica che lo distingue da tutti gli altri.

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A livello di gameplay, il single player è qualcosa di assimilabile al mobile.

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Di difetti strutturali non ce ne sono, se non che forse è troppo circoscritto al multiplayer locale. Se ci troviamo da soli, infatti, abbiamo accesso esclusivamente a due minigame della durata di pochi secondi o pochi minuti, in base alla vostra abilità. A livello di gameplay, il singolo è qualcosa di assimilabile al mobile: in un caso bisogna evitare le auto, in un altro invece non bisogna cadere nel fiume, ma rimanere sempre su dei tronchi galleggianti. Inserire qualcosa che, pur rimanendo un titolo da giocare in compagnia possa essere divertente da soli, sarebbe stato sicuramente meglio, andando incontro alle esigenze sia del singolo che del gruppo.

Ci sentiamo di promuovere decisamente Circle of Sumo dal momento che insieme agli amici può essere piacevole e divertente. Questo stesso aspetto però è il punto debole, perché essendo locale, bisogna obbligatoriamente avere qualcuno fisicamente al proprio fianco. In ogni caso, le risate non mancheranno, e questo è forse l’aspetto che più va tenuto in considerazione quando parliamo di party game: i ragazzi di Yonder hanno puntato su questo, e Joy-Con alla mano non possiamo certo dargli torto.

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