Oculus brevetta la sua tecnologia per il tracking degli occhi

Durante l’Oculus Connect 3, Michael Abrash, capo della divisione di ricerca, ci aveva introdotto al tracciamento degli occhi e alle sfide che esso comporta. Secondo le sue stime, sarebbero serviti almeno cinque anni prima che una tecnologia sufficientemente precisa potesse essere implementata all’interno dei visori di realtà virtuale. La causa di ciò risiede nella forma della pupilla, che può cambiare drasticamente durante una sessione di gioco, oltre, ovviamente, ad essere diversa da persona a persona. Dopo solo due anni, però, Oculus presenta la sua soluzione al problema. L’idea, brevettata solo pochi giorni fa, è quella di avvalersi di una fotocamera plenottica, capace di registrare, oltre all’intensità della luce, anche la sua direzione. Grazie a questi dati aggiuntivi sarà infatti possibile calcolare con estrema precisione in che direzione punta l’occhio del giocatore.

Questo apre nuove possibilità per il mondo della VR. Non solo amplierà l’esperienza social, come discusso nell’ultimo Oculus Connect, ma aprirà le porte al cosiddetto “Foveated Rendering”, una tecnica che simula il comportamento dell’occhio umano. Questo concentra infatti la maggior parte delle informazioni nella zona centrale del proprio campo visivo. Approfittando di questa dinamica, gli sviluppatori potranno sostituire gli elementi su schermo con delle varianti a bassa qualità, fintanto che quest’ultimi rientrino nella visione periferica del giocatore. Così facendo il carico di lavoro della scheda video diminuirebbe notevolmente senza alcun impatto sull’esperienza di gioco. Di conseguenza, questa nuova tecnologia potrebbe rendere più accessibile il mondo della VR a chi non possiede un computer particolarmente performante. Tuttavia, per sapere quando questa tecnologia verrà resa disponibile ai consumatori dovremo attendere ulteriori sviluppi.

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