Siamo nel 2017, ormai ci stiamo abituando alla realtà virtuale e alle sue potenzialità : sistemi che l’anno scorso ci sembravano alieni, ora sono di norma nelle case degli amanti della tecnologia. Quello che forse non riusciamo ancora a notare, però, è quanto il sistema di tracciamento di HTC Vive sia elaborato e quanto, nel futuro prossimo, possa cambiare l’approccio alla realtà mista. Partiamo dal fatto che, a differenza degli altri sistemi, è completamente libero da ogni tipo di royalty: questo permette ai due sensori, delle scatolette nere che tracciano lo spazio con dei laser invisibili, di sfruttare ogni tipologia di software, anche quelli creati dagli utenti (che permettono quindi delle funzioni particolari). Questo sistema, inoltre, potrebbe tracciare anche altre persone che in quel momento sono nella stanza, creando funzionalità multiplayer di vario genere. Ma il massimo della potenza lo raggiungerà , con molta probabilità , nella realtà mista: sebbene sia facile sfruttare quei sensori per avere una dimensione dello spazio circostante e un tracciamento del giocatore, creare delle funzionalità utili a migliorare la realtà aggiungendo funzioni olografiche è un obiettivo non troppo lontano.
Nell’immagine poco sopra potete vedere, appunto, una funzionalità multiplayer che sfrutta un visore e un dispositivo mobile: il sistema di tracking riesce a determinare il posizionamento delle due persone, mostrando sullo schermo dello smartphone sia il giocatore avversario, sia la mappa di gioco (e con accelerometro e giroscopio riesce a ruotare in base al puntamento). Naturalmente sono solo supposizioni: Intel e Facebook stanno lavorando ad un sistema di tracciamento insito dei dispositivi, che sarebbe addirittura capace di rendere obsoleti sensori e macchine esterne, rovesciando di nuovo tutto un meccanismo fatto da ingranaggi troppo innovativi per poterne definire il funzionamento. Ma non così nuovi, ormai, da eliminare lo spazio relativo alle supposizioni.