Anziani e VR: cosa può fare la realtà virtuale per loro?

Il 2016 è quasi finito, e per quanto riguarda la realtà virtuale, questo è stato probabilmente l’anno più produttivo e carico di speranze all’interno della sua storia. Mentre il mondo, un tempo, immaginava un universo virtuale in cui accedi indossando un casco o collegandoti ad una macchina, definendola fantascienza, alcuni ingegneri, nei loro laboratori, lavoravano nell’ombra a quegli ammassi di cavi, plastica, metallo e circuiti che da lì ai prossimi 30 anni si sarebbero evoluti per diventare i visori che oggi conosciamo, i quali sono stati in grado di trasformato la fantasia in realtà. Certo, ancora non c’è bisogno di infilarci un jack nel cervello per essere trasportati nel mondo virtuale, ma l’aspetto che ha saputo sicuramente superato la fantasia stessa è la quantità incredibili di applicazioni che una simile tecnologia può avere. La realtà virtuale, grazie agli smartphone, è alla portata di tutti. E’ interessante fermarsi un attimo per riflettere sul divario generazionale degli ultimi tempi. Basandoci su ciò che hanno vissuto i nostri genitori alla nostra età e ciò che stiamo vivendo invece noi oggi, sembra veramente di aver vissuto su due mondi completamente diversi. I giovani d’oggi utilizzano internet, smartphone, computer e ogni apparecchio di sorta con una facilità che i più attempati invece non hanno, ma ciò non basta a fermarli: sorprendentemente, al giorno d’oggi sono molti gli over 60 in possesso di uno smartphone e che hanno imparato ad usarlo, entrando in contatto con una realtà che risulta loro decisamente estranea. Il dubbio a questo punto si pone: come può questa fetta di popolazione trarre beneficio da una tecnologia così particolare come la VR?

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A sinistra, la dottoressa Sonya Kim, e a destra, l’ultracentenaria Virginia Anderlini che prova un visore per la realtà virtuale.

La dottoressa Sonya Kim sta testando un programma di assistenza per anziani che fa uso, per l’appunto, di visori. E’ stato quindi sviluppato un software ed è stato fatto provare a Virginia Anderlini, una giovincella nel pieno dell’età più bella: i 103 anni! La nostra cara Virginia, purtroppo, ha difficoltà a muoversi e ad uscire di casa, gravando sulla sua salute mentale. Una volta indossato il visore però, lei viene trasportata su una spiaggia hawaiana durante uno splendido tramonto, circondata da un calmo e rilassante oceano. La dottoressa Kim è convinta che anche un’esperienza così semplice possa aiutare gli anziani a gestire i dolori cronici, l’ansia e la depressione, i quali risultano essere fattori che favoriscono molto la demenza senile e l’Alzheimer. Un altro aspetto a cui bisogna dare importanza è l’isolamento sociale. Nell’immaginario collettivo, spesso gli anziani vengono rappresentati come persone solitarie e burbere, che quasi disprezzano essere circondate da altre persone. Per quanto ovviamente non sia sempre così, l’isolamento è un fenomeno concreto, e rappresenta anch’esso un rischio per la salute a causa dell’età, gli impedimenti fisici e la difficoltà a socializzare. Grazie alla realtà virtuale, gli anziani possono socializzare all’interno di un mondo dove queste limitazioni non sono più così gravanti. In alcuni casi, anche il loro aspetto influenza questo stato di solitudine, ma vestendo i panni di un avatar, anche questo ostacolo viene superato. E’ vero, non è sempre così facile realizzare tutto ciò, a volte c’è un rifiuto deciso da parte di alcuni di loro e non è sempre facili introdurli ad una simile tecnologia, ma la dottoressa Kim pone molta fiducia sulla realtà virtuale, forte dei benefici che ha saputo portare tra le persone più anziane per la prevenzione della demenza e l’Alzheimer.

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