La realtà virtuale è l’ultima speranza per l’industria arcade?

Ah, i cari vecchi arcade. Chi scrive è un fervente sostenitore e amante di questa tipologia (più che di genere) di videogiochi, per il semplice fatto di non essere spesso e volentieri legati a quelle ferree regole di rappresentazione fisica del mondo di gioco proprie di un titolo simulativo, o comunque che sia più o meno attento al realismo. Non fraintendetemi, questo non significa che io apprezzi soltanto queste esperienze di gioco, anzi, ma mi dedico ad un titolo arcade quando voglio completamente estraniarmi dalla realtà, da tutte le sue regole e i suoi meccanismi, e rivederne il meno possibile nell’opera di finzione che sto giocando. Dunque, io per primo sono rimasto piacevolmente sorpreso e colpito da quanto sta succedendo in questi giorni a Tokyo. Come forse anche voi saprete, pur trovandosi in enorme difficoltà negli altri territori, l’industria arcade va ancora piuttosto bene in Giappone: si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire, e il paese del Sol Levante è uno di quelli in cui le sale giochi non sono ancora sparite quasi completamente dalla circolazione. Eppure anche qui si trova in costante declino, e l’unico aiuto concreto per salvare la situazione e guardare al futuro con ottimismo non poteva che giungere dalla realtà virtuale.

Con l’avvento della VR negli ultimi anni, ed in particolare delle tecnologie di room scale di HTC ed Oculus, in molti l’hanno immediatamente associata allo sviluppo di esperienze fortemente simulative, il più possibile simili alla realtà. Mettendo per un attimo da parte queste convinzioni e riflettendoci su, però, perché la strada da percorrere deve essere per forza una sola? I videogiochi arcade e la realtà virtuale hanno in comune una cosa: la totale libertà nella rappresentazione fisica del mondo. Perché, dunque, non metterli insieme? Questo è quel che pensano diverse aziende, inclusa Adores Inc, che possiede un’enorme sala giochi estesa su quattro piani nel centro di Tokyo. La compagnia ha di recente preso la coraggiosa decisione di dedicare un intero piano alla realtà virtuale, dando ai clienti la possibilità di cimentarsi in diversi videogiochi con un HTC Vive. I videogiochi sono forniti da Gree Inc, una casa di sviluppo giapponese, che di recente ha prodotto titoli come Tomb of the Golems per Samsung Gear VR, e sta collaborando con Square Enix allo sviluppo di Kai-ri-Sei Million Arthur VR. Secondo Eiji Araki, vice presidente di Gree, il mercato VR in Giappone è in forte crescita, e l’industria arcade potrà aiutarne lo sviluppo, ricevendone in cambio la garanzia di un futuro tranquillo. Una reciproca collaborazione con grandi benefici per tutti, insomma. Voi cosa ne pensate? La VR può davvero adattarsi con successo anche ai titoli arcade?