Chris Hardwick: la dipendenza da VR sarà un problema reale


Ogni fase della storia ha avuto il medium demonizzato e additato come strumento del male o, senza esagerare troppo e cadere nello zelo mistico, qualcosa di dannoso, deviante, pericoloso. E’ successo con la fotografia, con la radio, col telefono, col televisore, col videogioco e adesso è il turno della realtà virtuale. I tempi sono sicuramente cambiati, non si parla più della realtà virtuale come qualcosa di fantascientifico in grado di distruggere la nostra capacità di distinguere tra il ciò che è reale e ciò che non lo è. Oggi l’informazione viaggia e, in generale, l’opinione che si fanno le persone nei confronti delle nuove tecnologie è per la maggior parte positiva, ma stiamo parlando di un medium così particolare, che agisce ad un livello così profondo, che qualcuno ancora è un po’ preoccupato. Chris Hardwick, cofondatore di Nerdist Industries, non lancia accuse verso il medium, ma esprime una certa apprensione per quanto riguarda alcuni soggetti sensibili della nostra società. In una recente intervista al riguardo, Chris ha affermato:


Dopo il film The Lawnmower Man (Il tagliaerbe, 1992), ci è stato promesso che ci sarà questo mondo virtuale straordinario in cui potremmo esistere. Ritengo che ci siano dei pericoli in questo, perchè il nostro è un mondo sporco e la VR può essere strutturata per essere qualsiasi cosa si possa desiderare. Perchè dovremmo decidere di abbandonarlo se siamo costantemente stimolati nel modo più piacevole possibile?

Questa visione distopica è stata alimentata ulteriormente da molti altri film, metaforicamente o direttamente, come in The Matrix, Avatar ed eXistenZ, in cui il mondo virtuale appare come una somma di elementi che risultano essere di gran lunga superiore a quello reale.

Chris Hardwick si occupa del The Nerdist Podcast, un podcast nel quale vengono intervistate figure dell’intrattenimento, della cultura nerd, musicisti, artisti e altro.

Magari perchè rappresenta un mondo più eccitante, più avventuroso, o semplicemente un luogo dove nulla può andare storto. Chris ha quindi aggiunto:

Sento che siamo già predisposti al distacco dalla realtà. Spero il bene trionfi sul male. Cioè, ne sono abbastanza convinto, ma considerando la natura umana, penso che sarà un problema. Alcune persone potrebbero avere davvero bisogno di aiuto per gestire una sorta di dipendenza da VR. E’ un’esperienza multisensoriale immersiva, quindi sospetto che siamo abbastanza fregati come specie.

Come è stato già detto, la sua non è un’accusa contro il media, e neanche un tentativo di minare il potenziale della VR, se non altro perchè la sua è un’ipotesi fondata su una percezione un po’ arretrata di un tipo di tecnologia avanzato fino all’inverosimile: siamo ben lontani dal trasferire interamente la nostra coscienza in una macchina che ci trasporterà dentro il nostro mondo perfetto! Ed infatti, Chris ha spiegato:

Io accolgo volentieri questo cambiamento. Sono eccitato all’idea. Stiamo solo ammirando la superficie di tutto questo. La grande cosa della tecnologia adesso rispetto a quando stava crescendo è che il mondo è, in un certo senso, un po’ open source: le persone troveranno dei modi per usarla che persino i creatori della stessa non avrebbero mai neanche immaginato. Sarà davvero interessante.

Forse si sta preoccupando troppo? Forse è troppo influenzato dalla visione distopica del passato? Una cosa è certa: la VR ha ancora molto da imparare, e se mai dovremmo preoccuparci di dipendenza da realtà virtuale, non sarà di certo adesso.

V MENSILE
Clicca sulla copertina per leggere
V008 Mensile