La realtà virtuale come terapia per aiutare gli affetti da strabismo e ambliopia


Le applicazioni mediche della VR continuano a rivelarsi davvero senza limiti. Questa volta infatti si parlerà un pò di come un visore può aiutare alcune persone a risolvere problemi agli occhi quali lo strabismo o l’ambliopia. Questo tipo di difetti non rappresentano solo un limite fisico, ma in alcuni casi anche psicologico, poichè può succedere, purtroppo, che persone di questo tipo vengano emarginate o addirittura prese in giro. Per chi non lo sapesse, lo strabismo è avviene poichè gli assi oculari di un individuo non sono allineati correttamente, ed è quindi dovuto ad un malfunzionamento meccanico, mentre l’ambliopia è una disfunzione, generalmente, di un occhio solo, il quale non riesce a svilupparsi correttamente durante l’età infantile, portandolo a non essere funzionante come l’altro. Dal momento che uno dei due occhi non cattura correttamente le immagini, il cervello tende ad escludere le informazioni ricevuto dall’occhio difettoso. In entrambi i casi, le persone afflitte sperimentano non solo una visione ridotta, ma anche la perdita del senso di profondità. Come la VR ci insegna bene, la stereoscopia è necessaria affinchè si possa percepire la tridimensionalità, e questo avviene solo quando le immagini che gli occhi ricevono vengono catturate con la giusta prospettiva da ciascuno di essi.


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Grazie a questi software, è possibile regolare le imamgini in modo da poter allineare agli assi oculari ciascuna delle due immagini mostrate dagli schermi interni del visore, permettendo quindi, una percezione della profondità.

Normalmente, questi problemi possono essere prevenuti o corretti in età infantile, in genere entro i primi 7 anni, nei casi più lievi, con lenti, occhiali, bende e in alcuni casi, con la chirurgia. James Blaha, adesso CEO e fondatore di Vivid Vision, un’azienda che si occupa proprio di questi tipi di problemi, era uno di questi. Tempo fa, all’età di 9 anni, fu diagnosticato con entrambe le patologie, e col tempo si convinse che non c’era più alcun modo per trattare il suo male. Divenne impresario e programmatore e un giorno, ispirato da una conferenza tenuta da Susan Barry in cui descriveva la sua avventura di come era riuscita a correggere il suo occhio pigro in età adulta, decise di non arrendersi. Fu allora che scoprì la realtà virtuale. Fondò la Vivid Vision, e si mise a lavorare su software per per visori in realtà virtuale specifici per problemi come il suo, e durante il testing di una delle versioni più embrionali del software, Blaha, per la prima volta, scoprì cosa fosse la percezione della profondità. Inutile dire quanto una cosa del genere possa essere stato emotivamente potente per lui. La VR si è quindi rivelata uno strumento incredibile per test e trattamenti, permettendo di regolare con estrema precisione ogni immagine catturata da ciascuno dei due occhi. Il vantaggio di questa tecnologia è che presto potrà diventare alla portata di tutti, e sarà possibile seguire dei trattamenti anche a casa propria se non si ha la possibilità di visitare i centri specializzati tramite il progetto Vivid Vision Home. Partito come applicazione per Oculus Rift, oggi è compatibile con HTC Vive e dispositivi Android, e verrà rilasciato nel 2017. Difendere il media dalle critiche che accusano la VR di essere uno strumento che isola, distacca dalla realtà e che addirittura danneggia il fisico e la psiche è importante non solo perchè sono assolutamente infondate, ma perchè ostacolano il progresso: è importante capire che tra le mani abbiamo uno strumento rivoluzionario, in grado di portare enormi benefici.

 

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