Tomonobu Itagaki è una di quelle persone che nel medium videoludico si è fatta conoscere tra migliaia di giocatori. Così come il nome di Killer7 può ricondurre direttamente a quello di Suda51, opere come Dead or Alive e Ninja Gaiden hanno presto rappresentato in tutto e per tutto l’essenza e lo spirito di Itagaki. Il capo programmatore di Team Ninja ha dato vita a due serie fondamentali per il medium interattivo, con Ninja Gaiden che ha perfino anticipato la crescita della difficoltà che ha poi reso famoso opere come Dark Souls. Insomma, la fama di Tomonobu Itagaki non è fatta soltanto di parole. Dopo aver preso la parte di game director nello sviluppo di Devil’s Third, titolo in esclusiva per Wii U, Itagaki si è temporaneamente fermato. Quale periodo migliore per rivivere la sua carriera e per fargli alcune domande sul futuro? Durante la prima edizione di GameRome, abbiamo intervistato Tomonobu Itagaki per sapere come potrebbe dipanarsi la via della realtà virtuale nelle sue mani.
Prima di tutto, volevamo sapere cosa ne pensa della realtà virtuale e quale futuro vede per questo nascituro medium!
La realtà virtuale è appena partita, quindi in termini di funzionalità parliamo di una tecnologia primitiva. La risoluzione e il refresh rate sono due elementi che devono migliorare, perché tuttora si notano casi di motion sickness.
Quali generi videoludici si possono associare bene con la VR e quali caratteristiche dovrebbe avere un gioco sviluppato specificatamente per questa tecnologia?
Sicuramente i simulatori di volo spaziali sono perfetti per la VR. Per quanto riguarda le caratteristiche, una cosa che gli sviluppatori devono gestire al meglio è il movimento, soprattutto quello dove è richiesta un’azione particolare dal giocatore.
Pensa che sia possibile sviluppare una versione in VR dei suoi giochi o portare alla luce una nuova IP dedicata alla realtà virtuale?
Sicuramente non porterei uno dei miei giochi in VR! È anche per questo motivo che la maggior parte dei progetti legati alla realtà virtuale devono partire da zero.
Quale importanza potrà avere la VR nel territorio nipponico? Trova che ci siano delle differenze con l’Europa e l’America sulla visione della realtà virtuale, soprattutto a livello di concetti e idee?
Gli sviluppatori tendono a vedere la VR come lo strumento da utilizzare nella prossima generazione. Moltissime persone non vogliono ancora sfruttare la realtà virtuale, soprattutto quelle che devono per forza di cosa indossare gli occhiali da vista. In secondo luogo, come abbiamo già detto, dovrà prima chiudersi il problema relativo alla motion sickness.
Insomma, per Tomonobu Itagaki non è ancora il momento per passare alla realtà virtuale, ma è comprensibile che ci sia questo ragionamento. Dopotutto, parliamo di uno sviluppatore che ha messo anima e corpo nello sviluppare dei giochi incentrati sull’azione frenetica; un sistema di gioco che non è ancora stato adottato dalla maggioranza delle opere in VR. Come ha detto il buon Itagaki, quindi, non ci resta che aspettare la prossima generazione di visori.