Incontaminata natura, infinita esplorazione, tecnologia d’avanguardia e… dinosauri?! Robinson: The Journey è l’interessante opera firmata Crytek che vi permetterà di vivere un’avventura estremamente ben realizzata, capace di immedesimarvi con efficacia e farvi percepire tutte quelle sensazioni che, poco alla volta, il titolo vuole trasmettervi. Non c’è che dire, l’impatto iniziale è senza ombra di dubbio positivo e, in generale, il prodotto risulta estremamente ben realizzato, ma, purtroppo, non esime da motion sickness, risultando arduo anche per gli stomaci più temprati. Ma vediamo insieme di capire meglio quali sono pregi e difetti di Robinson: The Journey!
Robinson: The Journey è un prodotto che vuole offrire un’esperienza interattiva, mettendo l’utente nei panni di un ragazzo costretto a vivere in un ambiente isolato e ostile, con la sola compagnia di un drone e un cucciolo di t-rex. Compagni inestimabili e alleati preziosi, entrambi svolgeranno funzioni specifiche che ci consentiranno di proseguire le nostra avventure ma, soprattutto, sopravvivere. L’unità meccanica che ci segue, infatti, ci fornirà preziosi consigli su come e cosa può ucciderci, ma anche guidarci nel nostro viaggio, mostrandoci la via e dandoci indizi preziosi per proseguire. Laika invece, la nostra adorabile cucciola di tirannosauro, oltre a sciogliere i cuori di chiunque con la sua infinita tenerezza, ci permetterà di recuperare oggetti inaccessibili o spaventare bestie più grandi e grosse di noi che ostruiscono la via.
Compagni inestimabili e alleati preziosi, Drone e Cucciola di T-Rex svolgeranno funzioni specifiche che ci consentiranno di proseguire le nostre avventure ma, soprattutto, sopravvivere
A nostra perenne disposizione, avremo un oggetto dalle fattezze simili ad un PlayStation Move (molto simpatico il richiamo), capace di fungere da puntatore laser, scanner organico (raccogliere informazioni sulle creature intorno a noi è facoltativo, ma divertente da fare e capace di regalarci informazioni variopinte e interessanti) e device per la telecinesi, permettendoci di spostare, sbalzare via, allontanare e far levitare oggetti inorganici, insomma la tipica funzione che abbiamo visto in tantissimi altri titoli VR, pratica e funzionale.
Entrando nel pratico, invece, Robinson: The Journey offre un ricco ventaglio di interattività, prendendo in prestito anche il gameplay di The Climb, altro titolo VR della Crytek, permettendoci di scalare pericolose sporgenze rocciose, o i gradini di una scala (apparentemente) innocua. Il vero punto di forza del gioco, però, risulta essere, senza ombra di dubbio, la spettacolarità dell’ambientazione che ci circonda: vivremo e respireremo efficacemente le sensazioni di quel povero Robinson abbandonato a se stesso, in un ambiente vasto e sconfinato, pericoloso e ostile, ma anche tecnicamente ben realizzato e capace di rubarci molto più di un paio di onesti wow.
Il titolo può vantare una grafica incredibile e impareggiabile, capace di stupirci e immergerci efficacemente nelle lande di un pianeta che non possiamo toccare con mano
Più volte, nel corso del mio pellegrinaggio, mi sono trovato ad osservare, anzi, ammirare immobile e basito le distese innanzi a me, rapito da quelle giungle proibite abitate da creature ormai estinte. Su questo aspetto Robinson: The Journey non ha eguali: grazie al CryEngine, il titolo può vantare una grafica incredibile e impareggiabile, capace di stupirci e immergerci efficacemente nelle lande di un pianeta che non possiamo toccare con mano, ma che ci sembrerà di farlo.
Non pensate, però, che Robinson: The Journey sia privo di difetti, perchè proprio non è così. L’opera che ci troviamo ad esaminare è sicuramente ben riuscita in termini di immersione, giocabilità e attrattiva, ma fallisce miseramente nel controllo della motion sickness: ne ho provati veramente tanti di prodotti in realtà virtuale, dagli albori ad oggi, e posso dire di avere uno stomaco di ferro, ben temprato dai fallimenti di sviluppatori volenterosi, eppure, Robinson, è riuscito più volte a piegarmi, obbligandomi a togliere il visore e fare una pausa dal provato.
L’opera è sicuramente ben riuscita in termini di immersione, giocabilità e attrattiva, ma fallisce nel controllo e prevenzione della motion sickness
Ve lo dico con onestà: giocando a questo titolo proprio non ci si vuole staccare, perchè davvero riesce ad immergere l’utente e meravigliarlo con tutto ciò che offre, ma gli spostamenti del personaggio, per quanto lenti e cadenzati, non riescono assolutamente a risultare ottimali, e ci verrà automatico prendere delle pause dopo un’ora di gioco (o due per i più resistenti). Questo punto in particolare è quello di cui mi dispiaccio sinceramente, perchè doveva essere qualcosa da tenere maggiormente in considerazione: diciamocelo onestamente, puoi fare il gioco più bello del mondo, ma se mi costringi a periodiche e obbligatorie pause perchè il motion sickness subentra prepotente, allora non ci siamo.
In conclusione, Robinson: The Journey, è un prodotto con tantissimi punti a suo favore e che riescono a valorizzare il titolo firmato Crytek: partendo da una storia tutt’altro che originale ma estremamente ben riadattata, passando per un’ambientazione spettacolare che ci costringerà ad ammirarne increduli le sue molteplici sfumature, riuscendo infine ad immergerci con efficacia, facendoci allontanare con repulsione la necessità di togliere il visore pur di andare avanti ed assimilare ancora un pezzettino in più di questo gioco. Sulla carta, quindi, sembrerebbe il gioco definitivo, ed effettivamente il potenziale per esserlo si avvicina ad averlo, ma la cura non sufficiente prestata alla prevenzione della motion sickness, ed in generale del movimento vero e proprio del personaggio, abbatte non poco le sensazioni positive che il titolo offre. Saranno infatti molto frequenti gli spostamenti da una zona all’altra, direi anche troppo frequentemente perchè in men che non si dica ci ritroveremo a conoscere a memoria tutti i manfratti, tunnel e passaggi da un punto di interesse all’altro, sensazione ulteriormente appesantita dai punti di salvataggio che proprio non riescono ad essere user friendly, costringendoci ad ulteriori e stancanti pellegrinaggi che, chiaramente, non aiutano a mitigare quella perpetua e crescente sensazione di motion sickness a cui nessuno può immunizzarsi.
Robinson: The Journey è un prodotto con tantissimi punti a suo favore e che riescono a valorizzare il titolo firmato Crytek, ma che richiede anche tanta, tanta pazienza da tutte quelle persone dal nervo facile
In definitiva, Robinson: The Journey è ben realizzato, onesto in ciò che offre e capace di essere un titolo appagante per tutti gli appassionati di avventure interattive, ma che richiede anche tanta, tanta pazienza da tutte quelle persone dal nervo facile, perchè, vuoi o non vuoi, ci si ritroverà a lunghe scampagnate in giro per la giungla preistorica, capaci di permetterci l’ammirazione degli scenari più incantevoli mai visti in vr, ma se non è una grafica mozzafiato ciò che cercate, con un gameplay estremamente soft atto unicamente alla valorizzazione di tale aspetto, allora questo non è il gioco che fa per voi.