Lyrobotix, una startup cinese con sede a Pechino, sta sviluppando un sistema che consente di poter impiegare il tracking posizionale anche nella VR mobile, combinando due tecnologie in particolare: gli ultrasuoni e un lighthouse tracking simile, concettualmente parlando, a quello di HTC Vive. La differenza rispetto ad altre compagnie, in questo caso, sta nel fatto che mentre molti altri vorrebbero implementare il positional tracking direttamente all’interno di prodotti del tutto nuovi, Lyrobotix mira a far funzionare i dispositivi attuali in congiunzione con altro hardware, in grado di abilitare questa tecnologia. Questa mossa ridurrebbe tantissimo i costi, e renderebbe il tracking posizionale davvero alla portata di tutti, o quasi. Il sistema funziona in maniera molto semplice, tramite il lavoro combinato di una sfera collegata direttamente al visore, che ha lo scopo di tracciare la posizione dell’utente, e di un emettitore di laser ed ultrasuoni, chiaramente ispirato alla tecnologia lighthouse di Valve. In aggiunta, possono essere utilizzati fino a due motion controller che montano la stessa sfera presente sull’headset, per un migliore tracciamento della posizione delle braccia in videogiochi che richiedono movimenti ampi o particolari.
Sfortunatamente, essendo l’emettitore laser uno solo, non si possono raggiungere i livelli di room-scale tracking del Vive, o, con l’introduzione degli controller Touch, di Oculus Rift. Il vero problema è la latenza, che in alcuni casi avrebbe bisogno di essere drasticamente inferiore, e su cui c’è ancora parecchio da lavorare. Il tracking, comunque, funziona già benino: girarsi intorno per manipolare gli oggetti non è affatto un’impresa impossibile. Come affermato da Lisa Zhao, COO di Lyrobotix, al momento il sistema non può ancora utilizzare una IMU specifica (una piccola unità di calcolo addizionale dedita in maniera specifica al miglioramento del tracking), e deve quindi fare affidamento esclusivamente sui dati provenienti dall’emettitore e dalla sfera, che ha un refresh di soli 60 Hz. Per confronto, l’IMU presente sui visori di fascia alta ha una frequenza di aggiornamento di centinaia di Hz. In ogni caso, poter utilizzare quella del visore in quel momento accoppiato al sistema (ad esempio quella del Gear VR) rappresenterebbe già un enorme passo avanti. Insomma, nei prossimi mesi bisognerà capire se questa tecnologia ha ancora margini di miglioramento tali da poterla eventualmente rendere un prodotto consumer: Lyrobotix, intanto, rilascerà il primo dev kit nelle prossime settimane. Voi cosa ne pensate, questa idea può davvero funzionare e rendere l’approdo del tracking posizionale su mobile non più soltanto un sogno?
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