Per quanto sia vero che la realtà aumentata ha ancora molta strada da fare per raggiungere quella virtuale, lo scalpore mediatica lo ha fatto comunque lei col celebre Pokémon Go. Milioni di giocatori, armati di smartphone, passeggiano per strada a caccia di Pokémon, sperimentato gli effetti sulle abitudini quotidiane e sociali di una versione molto embrionale dell’AR. E’ vero infatti, come già era stato discusso, che la celebre app, nata dalla collaborazione tra Niantic Labs e The Pokémon Company, non può definirsi pura e completa realtà aumentata, è più un tentativo di realizzarla con i mezzi attuali infatti, senza nulla togliere al suo successo, ovviamente. Il CEO della Niantics Labs, John Hanke, è convinto sul potenziale della realtà aumentata, e se pure lui un pò storce il naso di fronte al fatto che il giocatore debba andarsene in giro guardando il cellulare, il fatto che sia riuscito a far scollare un “paio” di chiappe da poltrone e divani in ogni angolo del mondo rappresenta per lui un traguardo e soprattutto un pregio della tecnologia. Entrambe le tecnologie, nelle loro forme attualmente più evolute, rappresentano dei mezzi potentissimi: la VR permette di essere trasportati dentro mondi virtuali elaborati, complessi, assolutamente immersivi e l’AR è in grado di applicare una sorta di filtro al mondo reale, rendendola, in un certo senso, migliore.
Secondo John Hanke però, la seconda tecnologia è molto più interessante della prima:
La realtà aumentata è la direzione che ritengo serbi promesse decisamente molto più interessanti, per la tecnologia, ma soprattutto, per l’umanità . In VR, vieni isolato da tutti coloro che ti stanno intorno ed entri all’interno di uno spazio completamente virtuale. L’AR invece è pensata per migliorare le cose che facciamo in quanto esseri umani: uscire di casa, socializzare con le persone, fare shopping, giocare, divertirsi. Tutto questo, la realtà aumentata, può solo elevarlo ad un livello superiore.
Per quanto si possa essere o non essere d’accordo sul fatto che la VR ti isoli dalle persone, il resto è completamente condivisibile. E’ innegabile, infatti, che la realtà virtuale abbia una fortissima componente sociale, in grado di mettere in comunicazione diretta, sia verbalmente che fisicamente, due o più individui in qualsiasi angolo del mondo. Per quanto possano essere simili (nei giusti termini) i due media, è abbastanza plausibile pensare che le loro applicazioni, col tempo, le porterà a muoversi meglio su di un terreno piuttosto che su un’altro, portando ad una progressiva specializzazione. Il suo modo di vedere le cose si rivelerà essere quello giusto?