Abbiamo sentito parlare un’infinità di volte di Oculus Rift, HTC Vive, PlayStation VR e tutti gli altri visori annunciati fino ad oggi: abbiamo scoperto dettagli, caratteristiche, feature e componenti di ognuno di essi. Ma analizzando anche il fratello contemporaneo della realtà virtuale, ovvero la realtà aumentata, ci viene d’obbligo, soprattutto dopo la conferenza Hot Chips tenutasi a Cupertino in California, del visore AR più atteso in assoluto, ovvero Microsoft HoloLens. Nick Baker, ingegnere dietro la creazione del dispositivo, durante la conferenza ha spiegato che la fusione tra la realtà e il mondo virtuale (da loro chiamata realtà mista) che prende vita nel visore, avviene grazie ad un’infinità di sensori e componenti. HoloLens è disponibile per gli sviluppatori sin da marzo (in versione Dev Kit, alla modica cifra di 3000 dollari), ma è assicurato che le versioni retail costeranno di meno e permetteranno, grazie al testing approfondito fatto fino ad oggi, di proiettare ologrammi in 3D sopra al mondo reale. Ma com’è internamente questo dispositivo?
Basandoci su ciò che è stato mostrato da Baker, sembra davvero un marchingegno futuristico e quasi alieno, pieno di sensori, con processore dedicato, dispositivi di comunicazione, nano ottiche progettate ad hoc, suono spaziale (un po’ come succede in Dolby Atmos) e un mini display ad alta definizione: il tutto condito da un visore che proietta modelli 3D in alta definizione sulla realtà e, per non farci mancare nulla, senza nemmeno un filo d’intralcio. Per bilanciare il peso di HoloLens, la batteria sarà situata posteriormente, avvolgendo la testa da dietro. Il dispositivo, inoltre, riconoscerà input di controllo dagli occhi, dai gesti e dalla voce. Ecco cosa ha detto Baker nella conferenza, di preciso:
Con HoloLens, sapevamo di dover innovare tre aree in contemporanea. Esso attiva una computazione olografica in automatico. Non hai bisogno di marker nell’ambiente (un po’ come i QR code visti finora nella AR). Nessuna camera esterna è richiesta, nemmeno altri device, telefoni, portatili o altro. Si avrà bisogno soltanto di interagire con il sistema Windows 10 all’interno del visore, tramite occhi, voce e gesti. Grazie a questa tecnologia, l’utente sarà libero di muoversi all’interno dell’ambiente. Si può camminare a casa, da una stanza all’altra. Gli ologrammi si integreranno in automatico con gli oggetti intorno all’utente. Realtà aumentata e realtà mista sono divenute due esperienze totalmente differenti.
Naturalmente, per creare un dispositivo così elaborato, non è bastato soltanto un team di sviluppo: il chip è stato creato tramite l’acquisizione di Web TV, le ottiche, insieme al silicio, mentre tutte le componenti sono state gestite e create da Microsoft, appositamente per il visore (senza quindi utilizzare altre tecnologie). Scendendo nel dettaglio, Microsoft ha dovuto superare il tipico processore grafico accoppiato alla CPU: il dispositivo avrà un processore da 14 nanometri Intel Cherry Trail, su una scheda logica con 64GB di memoria flash e 2GB di RAM. Non mancheranno WiFi, Bluetooth e degli speaker audio. Se tutto ciò può ricordavi un super personal computer molto prestante, con il processore olografico entriamo nel vivo della situazione: l’HPU (così lo chiama Microsoft) è stato creato dal team presente in Mountain View, con ben 65 milioni di logic gates e 8MB di SRAM. Il processore verrà costruito da Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. tramite un processo a 28 nanometri. Parlando di ciò che verrà visto dall’occhio umano, i display saranno due dispositivi a cristalli liquidi su silicio (LCoS), molto simili ai proiettori moderni.
La barra frontale di HoloLens conterrà un sensore 3D della profondità (che analizzerà l’ambiente), 4 telecamere analitiche d’ambiente, un analizzatore di luce e una camera da 2 megapixel (in alta definizione). Sarà presente anche un’unità di misurazione di inerzia, capace di aggiornare la posizione dell’utente nell’ambiente in tempo reale. Per unire tutte queste caratteristiche insieme ad una funzionalità perfetta del dispositivo, gli ingegneri hanno dovuto cercare di spingere la risoluzione degli ologrammi al massimo, permettendo inoltre un’adattabilità del visore in base alla testa dell’utente (non dando fastidio a chi indossa gli occhiali). Alcuni problemi restano comunque: sarebbe stupendo poter toccare gli ologrammi che i nostri occhi percepiscono (e forse a breve la soluzione potrebbe arrivare), e comunque parliamo di tecnologie così avanzate che, probabilmente, richiederanno almeno uno o due anni sul mercato per raggiungere un buon rapporto qualità prezzo, ma se Digi-Capital, una delle più importanti società di analisi in relazione all’industria tecnologica, presume che nel 2020 l’industria AR genererà un fatturato di 120 miliardi di dollari, forse allora un futuro luminoso e duraturo si prospetta per la tanto attesa realtà aumentata, o come dice Microsoft riguardo a HoloLens, realtà mista.
Clicca sulla copertina per leggere