La realtà virtuale si sta rapidamente facendo un nome in ogni campo, e più la si impara a conoscere, meno si dubita della sua effettiva utilità . Nel settore medico e scientifico, soprattutto, negli scorsi mesi l’impiego di visori ha aiutato parecchio in diverse ricerche e a compiere numerosissimi esperimenti. L’ultimo di essi, un piano in realtà iniziato ben tre anni fa, è il progetto Walk Again, nato con in mente un nobile ma arduo scopo: quello di aiutare le persone affette da problemi motori a poter tornare a camminare. L’intenzione dei ricercatori era ed è quella di stimolare una reazione nervosa nel cervello dei pazienti, per superare la fase più difficile della terapia riabilitativa. I primi esperimenti sono stati compiuti in occasione dell’ultima edizione del campionato mondiale di calcio, svoltasi nel 2014 in Brasile. Scopo della terapia era consentire ad un paziente, appositamente sorretto in posizione eretta con dei sostegni, di calciare un pallone. I risultati, come si può vedere nel video sottostante, sono stati da subito incredibili, e dopo tre anni è stato doveroso fermarsi e riflettere su quanto fatto fino ad oggi, anche grazie all’aiuto della VR.
I ricercatori hanno impiegato un Oculus Rift (che, sia chiaro, non è certo dotato di poteri magici: un HTC Vive avrebbe quasi sicuramente sortito lo stesso effetto) per indurre movimenti anche minuscoli in pazienti ai quali era stato detto che molto probabilmente non avrebbero camminato più. I risultati, dicevamo, sono stati incredibili: in molti sono riusciti a compiere addirittura dei passi, piccoli, è vero, ma vista la loro situazione quanto fatto è già notevole, e la VR ha avuto un ruolo importante nel raggiungimento di questo importante obiettivo. Al momento non sappiamo se coloro i quali seguono il progetto abbiano acquistato nuove attrezzature, ma visto quanto fatto negli scorsi tre anni meriterebbero tutto il sostegno possibile e magari visori più recenti dell’ormai vecchio Oculus Rift DK1, del quale l’edizione consumer uscita nei negozi rappresenta una versione più leggera, con schermi migliori e tecnologia di tracciamento della posizione. Arriverà , comunque, il giorno in cui i dicasteri della ricerca di mezzo mondo si renderanno definitivamente conto che la realtà virtuale può davvero aiutare a fare progressi scientifici. E quel giorno non è poi così lontano.