Sebbene il referendum dello scorso 23 giugno, con il quale i cittadini del Regno Unito sono stati chiamati a decidere se rimanere nell’Unione Europea oppure lasciarla, abbia avuto carattere esclusivamente consultivo e non vincolante, praticamente quasi tutti i mercati a livello europeo e mondiale hanno pesantemente risentito della complicata scelta fatta da inglesi, scozzesi, nordirlandesi e gallesi. Scelta che forse è stata operata con troppa fretta e senza riflettere sulle reali conseguenze del referendum, ben più vaste ed articolate di quanto i cittadini britannici avrebbero potuto immaginare, e perlopiù nefaste. Il Regno Unito si trova quindi in una situazione a dir poco imbarazzante: da una parte, specie per gente storicamente orgogliosa come il popolo inglese, è difficile rimangiarsi la parola. Dall’altra i dati economici, sempre più preoccupanti, parlano da soli, e dicono che immediatamente dopo la cosiddetta Brexit la sterlina è crollata ai minimi storici (la moneta coniata dalla Bank of England non andava così male dal 1985). Volendo far passare quelle relative alla valuta come normali fluttuazioni del mercato azionario (e, sinceramente, è difficile crederlo), resta comunque il problema di diversi settori dell’economia, inglese e non, che il referendum ha fatto decadere in una profonda recessione. Se ne sentono gli effetti persino dall’altra parte del mondo, a Taiwan, in casa HTC. La compagnia, infatti, dopo il referendum ha avuto serissime difficoltà a mantenere invariato il prezzo del suo Vive sul territorio britannico. Ora, alla vigilia di agosto, la situazione si è fatta a dir poco incandescente, tanto che HTC si è vista costretta ad operare un rialzo di prezzo per il suo visore.
Tale aumento non è nemmeno troppo contenuto, in quanto non si parla di un paio di decine di pound, ma di ben 70 sterline in più. Il prezzo di HTC Vive, già di per sé alto, aumenterà da 689 a 759 sterline, alle quali ne andranno come al solito aggiunte quasi 60 di spedizione, per un totale che giungerebbe ben oltre le 800. La ragione dell’incremento va ricercata nella svalutazione della sterlina, almeno secondo HTC. Dubitiamo fortemente che tale rialzo possa avere subito effetti negativi diretti anche nel resto d’Europa, ma un’osservazione a lungo termine va comunque fatta. Il mercato britannico resta strategicamente importantissimo: se il Vive comincia a vendere meno nei territori di sua maestà , la compagnia taiwanese (e non solo lei, estendendo lo stesso ragionamento a innumerevoli altri prodotti del settore e non) perde una fondamentale pedina sul suolo del vecchio continente, quindi, indirettamente, qualche influsso negativo potrebbe giungere anche da noi. Si profila all’orizzonte una situazione estremamente incerta per l’economia europea e mondiale, e l’incertezza, soprattutto di questi tempi, non è mai un bene. Nonostante sia comprensibile una paura generalizzata (che, al momento, hanno praticamente tutti) di non vedere più una delle big four dell’economia europea generale a guidare finanziariamente l’Europa insieme a Germania, Italia e Francia, ma in un momento di tale difficoltà sono e saranno essenziali diplomazia e mediazione da parte di tutti, in tutti i settori del mondo civile: privato, economico, politico. Ma soprattutto, per non vivere altre situazioni come quella di HTC, sarà essenziale che i cittadini d’oltremanica comincino ad ammettere il loro errore e facciano un passo indietro.
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