Parlando di VR, è facile cadere in discorsi su metafisica, illusione e realtà che si intrecciano, siano essi accusatori o solo speculativi. Inutile dire, che una delle icone popolari più importanti in questo ambito è The Matrix. Qualcuno di voi ricorderà sicuramente la scena dove Thomas Anderson viene contattato dal misterioso Morpheus che lo guida, attraverso il cellulare, verso la salvezza durante un pericoloso inseguimento. Qualcuno, ispirato da questa scena, ha pensato che potesse essere interessante ricreare una situazione simile in realtà virtuale, seguendo la falsa riga del celebre Keep Talking and Nobody Explodes. La Team Future Games ha così realizzato un titolo piuttosto interessante, Black Hat Cooperative. Si tratta di un’esperienza in realtà virtuale per due giocatori in cui uno, indossato il visore, prende il ruolo di un fuggitivo che deve scappare da un labirinto pieno di minacciosi robot assetati di sangue, mentre l’altro lo guida verso la salvezza. La similitudine a Keep Talking and Nobody Explodes deriva dal fatto che solo uno dei due giocatori possiede la mappa e conosce la posizione dei nemici: il suo compito è pianificare la fuga del suo assistito descrivendogli le azioni, le strade, la posizione di trappole a lui invisibili e le tempistiche che deve adottare per non farsi scoprire dagli inseguitori. L’altro invece… è quello che rischia le chiappe.
Il gioco nacque nel 2014 durante la Global Game Jam, e al tempo si chiamava Black Hat Oculus. Visto che l’idea sembrava aver entusiasmato il team di sviluppatori, hanno deciso di continuare a lavorarci su riuscendo a portarlo nello Steam Greenlight. Attualmente, il gioco è disponibile su Oculus Rift a $9.99, ma è loro intenzione mettersi a lavoro anche su HTC Vive. Questo tipo di gameplay, che in un certo senso abbatte le differenze altrimenti nette fra realtà e videogioco, rappresentano esperimenti piuttosto interessanti. Abbiamo già visto con Fantastic Contraption che la realtà virtuale rappresenta una forma di intrattenimento anche per coloro che sono lì semplicemente ad assistere, un pò perchè è divertente vedere come reagiscono le persone quando indossano un visore, e un pò perchè è facile prenderli in giro. Escogitare dei sistemi in cui tutti i partecipanti, giocatori e non, possono divertirsi, permetterà alla realtà virtuale di diventare una piattaforma estremamente sociale, allontanandosi con rinvigorita dignità da tutti quei preconcetti (sbagliati) di alienazione ed isolamento.