Era solamente questione di tempo prima che anche National Geographic, una delle più grandi organizzazioni al mondo senza fini di lucro, uscisse allo scoperto ammettendo l’importanza che la realtà virtuale potrà  avere in futuro. L’azienda statunitense con sede a Washington D.C., attiva in campo scientifico – principalmente geografico ed archeologico – e fondata con lo scopo di promuovere e divulgare le scienze naturali e le arti umane nel mondo è infatti in procinto di cominciare a lavorare pensando specificamente anche alla VR. A tal proposito, in occasione di un evento Digital Content Newfronts tenutosi questo mese a New York, National Geographic ha annunciato di aver aperto una divisione interna denominata NG VR Studio. Il team avrà il duplice obiettivo di far crescere la presenza della compagnia nel settore, e dall’altro lato di farne conoscere le attività a più persone possibili nel mondo. Ad esempio, esso seguirà le persone dietro National Geographic Explorers nelle loro attività umanitarie e nei loro servizi di divulgazione scientifica allo scopo di iniziare a proporre contenuti a 360 gradi, pensati per una visualizzazione ottimale attraverso un visore. Sarà anche impegnato al seguito dei noti fotografi e video-maker Brian Skerry e Renan Ozturk, i quali da tempo collaborano con National Geographic. Ma, realmente parlando, quale impatto può avere l’organizzazione statunitense sulla realtà virtuale?
Beh, non siamo di certo qui ad affermare che possa rappresentare una rivoluzione, ma di certo l’interessamento di una società importante e soprattutto conosciuta presso il grande pubblico potrebbe non soltanto aprire nuovi interessanti scenari per la VR, ma anche aumentare la consapevolezza generale che questo nuovo piccolo, grande mondo virtuale una sua utilità ce l’abbia eccome e non rappresenti soltanto il pensiero utopistico di pochi visionari. National Geographic sa bene di avere possibilità pressoché illimitate, ed oltre a sposare un progetto in cui crede, per certi versi sta anche raccogliendo una sfida personale: quella di dimostrare di avere ragione nell’aver intrapreso tale strada. E se avrà successo, c’è da scommettere che sarà seguita ed imitata da un numero indecifrabile, a livello mondiale, di organizzazioni ed enti che a quel punto (ma solo a quel punto) avranno pienamente compreso le potenzialità della realtà virtuale. Che può essere non soltanto un mondo a parte, bellissimo e plasmabile secondo la volontà umana… ma può anche rappresentare un modo tutto nuovo ed alternativo di osservare il nostro pianeta e le attività umane, con tutte le loro sfaccettature, e non soltanto nel campo della divulgazione e delle scienze naturali ed umanitarie.