Ciò di cui la gente sembra ancora non rendersi pienamente conto al giorno d’oggi è che la realtà virtuale è una tecnologia che, se sviluppata e supportata nel modo giusto, ha applicazioni pratiche potenzialmente quasi infinite in ogni campo, e il non fermarsi ai soli videogiochi è proprio una delle sue qualità più decantate. La si può utilizzare con successo per qualsiasi scopo, e nei prossimi anni aiuterà molto lo sviluppo di periferiche sempre più adatte a simulare la vita di tutti i giorni in determinati ambiti. Pensate, ad esempio, al bisturi elettronico che si interfaccia con l’headset per il chirurgo, o alla penna con cui l’architetto può disegnare e visualizzare su qualsiasi parete di casa i suoi progetti. Stiamo fantasticando? Forse, ma sono applicazioni pratiche da cui le idee embrionali di oggi non si discostano più di tanto. Sarà possibile anche allenarsi alla guida in VR? Certo che si. Perché no. E non solo di automobili, ma anche di mezzi piuttosto complessi, come un aereo, o decisamente particolari, come un carro armato. A tal proposito, è sicuramente venuto in mente a tutti, almeno una volta, se fosse possibile utilizzare la realtà virtuale con finalità legate all’addestramento militare. Ebbene, non è soltanto possibile, è già stato fatto. Nel Regno Unito la VR è stata utilizzata per preselezionare i ragazzi desiderosi di entrare nell’esercito e in Australia il Dipartimento della Difesa abbia stretto una partnership con Oculus. Come se la passano, invece, al di là dell’Atlantico?
Negli Stati Uniti l’intenzione delle alte sfere del Corpo dei Marines è quella di utilizzare sin da subito gli HMD per scopi più pratici, sviluppando una sorta di addestramento virtuale ad-hoc per i soldati. Utilizzando un visore, sarebbe possibile evitare i rischi di un addestramento reale senza per questo sacrificare troppo la sensazione di trovarsi realmente in un campo di battaglia. Il risultato di questa idea, portata avanti in realtà da diversi anni, è AITT (Augmented Immersive Team Training), un sistema pensato per porre virtualmente il soldato sul campo, ingaggiando nemici e richiedendo supporto aereo come se si trovasse davvero al centro dell’azione. La maggiore sfida, da questo punto di vista, è imitare fedelmente il comportamento di proiettili ed esplosioni (con relativi suoni) per ridurre al minimo ogni possibile discrepanza fra la guerra virtuale e quella reale. Il tutto, va detto, è ancora in fase prototipale e molto probabilmente non vedremo ulteriori sviluppi prima di fine 2016. In ogni caso, l’addestramento virtuale non sostituirebbe completamente quello eseguito sul campo, almeno non nel giro di pochi anni. A voi piacerebbe che anche in Italia l’allenamento dei soldati venga integrato in tal modo, o si rischierebbe in tal modo di snaturare la percezione della guerra stessa? E chissà che, in futuro, un simile utilizzo della VR non possa avere qualche effetto anche sul suo impiego nell’industria dei videogiochi?
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