Introdurre le persone che non hanno mai avuto neanche il benchè minimo interesse per il videogioco ad un concetto complesso da approcciare come la realtà virtuale può rivelarsi una sfida estremamente ardua. Molti di voi avranno avuto amici o parenti che non hanno quella destrezza necessaria per maneggiare le diavolerie elettroniche, e capiranno bene quanto questo tipo di persone posso risultare refrattarie alla tecnologia. Il modo in cui comunicheremo ed interagiremo è destinato a modificarsi pesantemente nei prossimi anni, e questa difficoltà nel coinvolgere le persone per far loro sperimentare la realtà virtuale senza sbrindellare la loro fragile psiche è un ostacolo da non sottovalutare. Di recente ho avuto un esempio di quanto questo rifiuto può essere radicato in questi individui e per quali ragioni: durante un evento ho potuto ammirare moltissime persone indossare un Oculus Rift e immergersi all’interno di un’esperienza che simulava un giro sulle montagne russe, e non era raro però individuare persone che si limitavano ad osservare da lontano i giocatori che si lasciavano coinvolgere dall’esperienza, concedendosi al più un sorrisetto divertito di fronte alle reazioni di questi ultimi. Parlando con loro sono stato messo di fronte ad un fatto che ammetto di non aver mai cosiderato: sono tanti quelli che soffrono la paura per le montagne russe e attrazioni simili, e la loro mente è talmente pregna di questa fobia che, a causa di essa, si rifiutano di indossare un visore che li mette di fronte ad una simulazione di quella che, ai loro occhi, appare come qualcosa di assolutamente terrificante. Se questo succede con le montagne russe, la stessa cosa può avvenire con mille altre, come la claustrofobia ad esempio.
Qualcuno potrebbero obiettare affermando che, al contrario, la realtà virtuale è molto utile per aiutare le persone ad affrontare le proprie fobie, e non lo metto in dubbio, ma il requisito necessario affinchè possano farlo è proprio indossare il visore: se questo viene a mancare, tutto quello che segue non può avvenire. In queste circostanze potrebbe essere utile sfruttare esperienze virtuali semplici, come ad esempio Sightline: The Chair. Questo gioco è di una semplicità disarmante: come suggerisce il titolo, ruota tutto intorno al fatto che saremo seduti su una sedia per tutta la sessione di gioco e, per progredire, sarà necessario semplicemente osservare lo spazio intorno a noi, che muterà in incantevoli giochi di colori e psichedelici effetti di realtà surreale che possono divertire e soprendere tutti coloro che non hanno mai davvero realizzato il potenziale che ha la realtà virtuale facendoli scontrare con esperienze che non risultano troppo estreme, come un punto della stanza che cambia quando esce dal nostro campo visivo e quando torniamo a guardare di nuovo quell’area, essa si sarà trasformato in qualcos’altro. Cose semplici, insomma. La mente dietro Sightline: The Chair questo progetto è lo sviluppatore indipendente Tomáš Mariančík, che di recente ha rilasciato una versione del gioco per HTC Vive, rilasciato da poco, e per Oculus Rift CV1.