La critica videoludica da sempre si interroga sull’utilizzo del termine “gioco” per definire i videogame: personaggi come David Cage, creatore di Heavy Rain, hanno del resto messo in crisi questa definizione, con giochi che non si inserivano correttamente né nella definizione di videogioco né di film. La realtà virtuale mette ulteriormente in difficoltà il termine, come suggerisce Flavio Parenti, fondatore di Untold Games, che sta lavorando al momento sulla sua esperienza VR story-driven, Loading Human. Parenti trova il termine “gioco” riduttivo, come dichiara in un’intervista con PlayStation LifeStyle. Ecco le sue parole:
“Stiamo sviluppando Loading Human solo per la VR, e c’è una ragione dietro. Come ho già detto in precedenza, la VR è un cambio di paradigma, e come ogni nuovo linguaggio ha bisogno di una nuova grammatica, nuovi modi di ideare i giochi, nuove prospettive. Voglio dire, persino la parola “gioco” potrebbe essere riduttiva in un ambiente VR. Quindi sì, se volete fare della buona VR, dovete pensare per la VR”.
Le parole di Parenti sollevano grandi interrogativi sulla natura dell’intrattenimento in VR. Nuovi modi di esprimersi dovranno spingere la critica videoludica ad adottare nuovi strumenti per definire tali esperienze. Quel che è certo, è che per il pubblico si prospetta un cambio epocale nel modo di vivere il contenuto interattivo. Voi cosa ne pensate? Il termine gioco è davvero riduttivo per le esperienze in VR?
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