Se oggi potete connettervi con tutto il mondo semplicemente estraendo un telefono dalla vostra tasca, lo dovete a Marty Cooper. Grazie a quest’uomo, fu effettuata la prima chiamata da un dispositivo mobile nel 1973. Ma cosa ha a vedere Cooper con la realtà virtuale? Semplice: lo sviluppatore indie VRstudios ha invitato l’inventore, oggi 86enne, a sperimentare il medium immersivo. E questa è stata la sua stupita reazione, uscito dalla prova di Time Zombies: “Quando gli zombi mi venivano contro, sembrava reale. Ho avvertito una sensazione strana. Ma si va oltre l’aspetto ludico molto velocemente. Qual è la più grande funzione di un telefono cellulare? Cosa fa un telefono cellulare per l’umanità? Rende le persone più produttive. E questa è anche l’essenza della realtà virtuale. Il gioco è divertente, ma si giocherà tutto sulla produttività. Questa è la nascita di un’intera nuova industria”.
In un certo senso, senza Cooper non avremmo neanche la VR mobile, quella che ci permette ad esempio di usare dispositivi come il Samsung Gear VR, per non parlare di Cardboard. Tuttavia, se Cooper si dimostra entusiasta nei confronti della VR, lo stesso non si può dire nei confronti dei cellulari: “Faticano ogni generazione a trovare qualcosa di interessante. Ora è un po’ più grande, ora ha più pixel, più megahertz, e alle persone non potrebbe importare di meno. Penso che il futuro sia il software. Devono trovare modi per rendere il telefono essenziale”.
Insomma, Cooper si esalta per la VR, e sbadiglia di fronte ai nuovi telefoni cellulari: come possiamo dargli torto?
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