Esper rispetta tutte le regole del buon design VR

In quel della gamescom di Colonia, ho avuto modo di provare Esper, titolo di cui avevamo già parlato su queste pagine. Si tratta di un’esperienza realizzata con Unity per Samsung Gear VR, un puzzle game costruito intorno alle potenzialità della realtà virtuale.La premessa è semplice: i cittadini di una non meglio precisata città hanno cominciato a manifestare degli strani poteri psichici, e un’agenzia è incaricata di investigare su quello che è successo tramite una serie di test. Voi iniziate proprio all’interno di quest’agenzia, dove una voce guida vi indicherà quello che dovete fare per saggiare le vostre capacità. Mi è piaciuto molto il semplice approccio narrativo, che ricorda quello di Portal con i test della spietata GLaDOS.

I test, tuttavia, sono di ben altra natura. Vi sarà chiesto infatti di spostare un cubo di Rubrik (tranquilli: non dovrete risolverlo!) all’interno di una serie di scenari di difficoltà crescente. Il cubo si sposta con la testa, mentre per selezionarlo dovrete premere il trackpad, quasi a toccarvi le tempie in un tipico gesto alla Psycho Mantis. Il trackpad, con un veloce movimento verso l’alto, permette anche di scagliare il cubo in avanti. Questo semplice setup permette di dare vita a un puzzle design sempre interessante e in grado di richiedere una buona dose di pensiero laterale. Ci sono infatti delle limitazioni: non potrete spostare il cubo se in mezzo si trova un ostacolo. I primi livelli scorrono via come una sorsata d’acqua, ma le cose si fanno più complesse quando nel design entra una struttura tubolare dove far girare una palla: qui si tratterà di usare tutte le mosse a disposizione e sfruttare la fisica, anche perché certe parti dei tubi saranno coperte e dovrete quindi dare una spinta al vostro cubo. L’equazione diventa ancora più complessa quando entrano in gioco altre sfere, che dovrete far arrivare in un determinato goal.

Come è emerso anche con una chiacchierata con gli sviluppatori, il titolo è pensato per il massimo comfort, e in effetti non si prova la benché minima sickness. Si tratta, quindi, di un titolo che aggira i limiti, in maniera brillante. Con i dev è partita una discussione sul fatto che le esperienze da seduti sono le uniche possibile in VR. Ma, per quanto interessante, un gioco come Esper non può diventare l’unico tipo di gameplay disponibile per il medium immersivo. Voi cosa ne pensate?

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