Tra le tante applicazioni della realtà virtuale, quella nel campo della medicina è sicuramente tra le più affascinanti. L’ultima notizia in questo senso arriva da un gruppo di ricercatori, che ha usato la VR per ridurre il desiderio di alcool in chi ha sviluppato una dipendenza nei conronti di questa sostanza.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati nel numero di luglio del Journal of Studies on Alcohol and Drugs, e provengono da un campione di 12 pazienti. I ricercatori si sono detti ottimisti riguardo al potenziale uso della VR nella terapia per l’alcolismo.
Il ricercatore senior Doug Hyun Han, M.D., Ph.D, dell’ospedale Chung-Ang University di Seoul, in Korea, ha dichiarato: “Questa tecnologia è già popolare nel campo della psicologia e della psichiatria.”
Il suo team ha reclutato 12 pazienti, che sono stati trattati per la dipendenza da alcol. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a un programma di disintossicazione di una settimana, e successivamente hanno avuto 10 sessioni di terapia in realtà virtuale, fatta due volte a settimana per cinque settimane.
Ognuna delle 10 sessioni era basata su tre diverse scene virtuali: una in un ambiente rilassante; un’altra in una situazione “ad alto rischio” dove i pazienti si trovavano in un ristorante dove le altre persone stavano bevendo; infine, una terza, dove i pazienti venivano circondati dalla vista, dai suoni e dagli odori di persone che si sentivano male per il troppo alcool.
Per controllare gli effetti della terapia, i pazienti sono stati sottoposti a una PET e una CT, che hanno scannerizzato il loro cervello, prima dell’inizio dello studio, il che ha permesso ai ricercatori di studiare il metabolismo del cervello dei loro pazienti. Le scansioni del cervello hanno dimostrato che, rispetto a un gruppo di persone in salute, i pazienti dipendenti da alcol hanno un metabolismo più veloce nel circuito limbico del cervello, il quale indica una sensibilità maggiore agli stimoli, come l’alcol. Dopo la terapia VR, tuttavia, l’immagine era cambiata. Il metabolismo cerebrale dei pazienti era rallentato, indicando secondo Doug Hyun un desiderio minore di alcol.
Naturalmente saranno necessari degli studi più approfonditi, ma Han si dimostra positivo nei confronti della ricerca. Se lo studio si dimostrasse veritiero, questo potrebbe aprire nuove frontiere nell’ambito del trattamento delle dipendenze. Una frontiera in cui la VR sarebbe, ancora una volta, la grande protagonista.
Fonte: VRFocus
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