La Mobile VR Jam sta portando alla luce meccaniche innovative in realtà virtuale. Se la scena è piena di prototipi dove, per esempio, si possono usare le mani, c’è chi è ancora più ambizioso. Come gli sviluppatori indie Adam Nydahl e Alexander Mejia, che puntano a introdurre il riconoscimento vocale all’interno delle esperienze VR, come cercano di fare con Crime Watch.
https://www.youtube.com/watch?v=qv2Rd6nMR8E
Crime Watch può essere definito un RPG cyberpunk, con una forte enfasi sulla comunicazione. Al suo interno, infatti, i giocatori potranno usare la voce per comunicare con gli altri personaggi. Il gioco è ambientato a Sub-Maratron, una città con non pochi riferimenti a Blade Runner; qui, i giocatori entreranno a far parte della Crime Watch, una forza di sicurezza privata. Nel caso che potete vedere nel video, il protagonista viene chiamato per riparare delle antenne per il tracciamento.
A livello grafico il titolo è molto prestante, non a caso è stato realizzato con Unreal Engine 4. Ma è il supporto vocale l’aspetto più interessante: sarà infatti possibile non solo parlare ai personaggi, ma anche fare delle domande. Ecco cos’hanno detto gli sviluppatori a proposito del giocom:
Ci siamo chiesti: cosa succederebbe se si potesse avere una conversazione con un personaggio in VR? La domanda ha aperto un sacco di opportunità uniche narrative e di gameplay, che potrebbero risolvere la mancanza di input tradizionale in VR. Abbiamo visto che molti dei servizi speech-to-text basati sul cloud sono affidabili e disponibili per l’uso a un prezzo abbordabile.
Il riconoscimento vocale è una tecnologia che da anni il gaming cerca di implementare senza successo. Pensiamo, per esempio, ai comandi vocali tramite Kinect, che hanno ricevuto un supporto veramente esiguo. Il discorso cambia naturalmente in realtà virtuale, dove c’è bisogno di pensare nuove modalità d’interazione oltre al joypad. Parlare con i personaggi potrebbe garantire un livello di immedesimazione senza precedenti.
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