Per il creatore di Oddworld, il capitalismo uccide la game industry

Tra tutti i creatori di videogiochi, Lorne Lanning, creatore della serie Oddworld, è tra quelli più attenti al mondo che c’è là fuori. Tramite le sue stesse opere, Lanning ha commentato la società occidentale, e c’è molto da vedere nei suoi giochi, al di là del semplice gameplay.

In una recente intervista con Games Industry International, Lanning ha avuto di che lamentarsi sull’attuale stato dell’industria dei videogiochi che, nella sua visione, sarebbe corrotta dal capitalismo. Difficile non trovarsi d’accordo con le sue parole: il capitalismo impone una crescita esponenziale, con i budget che lievitano fino a raggiungere cifre da capogiro. Lanning crede, tuttavia, che gli sviluppatori dovrebbero guardare al pubblico di nicchia, creando giochi per community più piccole. Ecco le sue parole.

Come degli artigiani, la nostra opportunità risiede nel trovare le nicchie dove conosciamo il nostro pubblico. Ci concentriamo su di esso, lo ascoltiamo, lo rispettiamo, lo trattiamo con grazia.

Secondo Lanning, l’entità impressionante dei budget impedisce ai publisher di prendersi alcun rischio. Ogni blockbuster dev’essere calcolato al millimetro per ottenere successo, e la dimostrazione risiede per esempio nel caso di giochi come Bioshock Infinite che, nonostante abbia venduto un numero ragguardevole di copie, non ha comunque raggiunto le altissime aspettative di 2K, conducendo quindi alla chiusura dello sviluppatore Irrational Games. Secondo Lanning, questa situazione mette gli sviluppatori in una posizione di debolezza.

Quindi, il budget sale e i publisher dicono: se spendiamo 20 milioni su un gioco di dollari, e non 5 milioni, vogliamo dei termini migliori. Farete 10 volte il lavoro, ma otterrete un quinto dei ricavi perché siamo noi a rischiare tutti questi soldi. A prescindere di quanto sono bravi negli affari, solitamente non fanno mai soldi. Rimangono nel business. Ma, con gli accordi strutturati in questo modo, sono praticamente morti.

I giochi di Lanning hanno sempre criticato il capitalismo e, in tempi non sospetti, interpretavano quello spirito indie che permette ai creatori di videogiochi di mantenere un business più sostenibile, dove possono esprimere la loro creatività senza rischiare di perdere il posto di lavoro. Al contrario, l’industria tripla AAA è molto meno indulgente quando si tratta di affari: è un business spietato, dove un giorno puoi essere il re e il giorno dopo essere accompagnato alla porta. Come hanno dimostrato i recenti tagli di Maxis, per esempio. Secondo Lanning:

La possibilità data dall’essere indie è che si può, in effetti, trovare un proprio pubblico. Più è economico il prodotto, più si hanno opportunità creative. Più è economico, più si possono prendere rischi.

Il rischio sembra proprio essere una componente che manca all’industria tripla AAA, che punta tutto sui seguiti e su una serializzazione a cadenza annuale, come nel caso esemplare di Assassin’s Creed. Voi cosa ne pensate: la risposta per un’industria più sana è diventare indie, come suggerisce Lanning?