Ci siamo più volte chiesti su questo sito quale sia il focus effettivo di Oculus VR. Si potrebbe pensare ai giochi, certo, ma anche i film sono una frontiera da non sottovalutare. Facciamo un passo indietro. Sappiamo infatti che, durante la creazione delle prime tech demo, l’investitore Marc Andreessen suggerì a Brendan Iribe, CEO di Oculus VR, di mostrare la tecnologia a Hollywood. Iribe lo mostrò a un regista, che rimase entusiasta, ma la così morì lì.
Ma era destinata a rinascere. In occasione del Sundance Festival, Oculus VR presenta il suo ultimo progetto: Story Studio. Si tratta di un laboratorio innovativo interno alla compagnia, focalizzato sull’esplorare e condividere strumenti e tecniche per plasmare esperienze entertainment all’interno della VR. I nomi coinvolti sono già impressionanti: il Lead Creative Director è Saschka Unseld, regista di Pixar, e si uniranno a lui altri famosi registi in qualità di ospiti, all’interno di quello che è essenzialmente un workshop VR. Si uniranno anche veterani dell’Industrial Light & Magic e creatori di videogiochi. Il primo film prodotto da Oculus VR sarà Lost, che farà il suo debutto al Sundance.
Da un certo punto di vista, Oculus si sta allontanando dal focus puramente gaming, o quanto meno sta trovando nuove ragion d’essere. Iribe ammette che senza una soluzione input valida per la VR, c’è ancora del lavoro da fare per rendere la parte gaming pronta per i consumatori. Allo stato attuale della tecnologie, il principale punto d’ingresso e sistema di controllo nello spazio VR è il visore Oculus. Di conseguenza, un passaggio all’intrattenimento passivo potrebbe avere senso.
La telecamera dev’essere ancorata alla vostra testa. I movimenti della testa devono muovere la telecamera assolutamente in sincrono” ha spiegato Iribe. “Deve tutto funzionare nella maniera più vicina alla visione umana. E più ti avvicini, più è confortevole. Improvvisamente, questo ci ha spinto a riconsiderare di avere il gaming come principale traguardo. Abbiamo iniziato a creare queste esperienze… che sembravano più esperienze cinematografiche che videogiochi. E penso che molto di questo derivi dal fatto che non abbiamo un input per la VR.
Questo non vuol dire che la tecnologia sarà priva di interattività . Anzi. Iribe parla di un livello di interattività tra lo spettatore e i personaggi CG basato su trigger ambientali. “Con la CG completamente animata possiamo dare un’IA ai personaggi, comportamenti. E possiamo programmarli in modo che facciano cose e interagiscano in maniera naturale”.
L’apertura di Story Studio apre una nuova finestra, inaspettata, sul futuro di Oculus Rift. Che potrebbe non passare necessariamente per il gaming. Voi che ne pensate?