1988 – A forza di armeggiare con tasti dorsali, frecce direzionali, control stick ed ogni altra diavoleria presente sui controller contemporanei, molti di noi hanno probabilmente rimosso dalla propria memoria uno degli elementi centrali della vita del gamer degli eighties… Mi riferisco, ovviamente, a quel vulnerabilissimo Joystick che, sfruttando spesso l’ausilio di un unico pulsante, era solito aiutarci a superare “rischi indicibili e traversie innumerevoli”.
Sorvolando biecamente sulle più remote origini di questi aggeggi, le cui prime versioni elettroniche trovarono comunque un formale battesimo in ambito militare, è convenzione comune riconoscere al sommo Quickshot II Turbo della Spectravideo la palma di miglior esemplare della Golden Age. Al di là dell’accesa polemica che vedeva l’ergonomico Navigator della Konix e l’altrettanto celebre Speedking della Konix godere di una resistenza maggiore, nessun altro Joystick parrebbe mai essere riuscito a superarlo in precisione duttilità . Successore ideale del leggendario Quickshot Model 318-101 concepito da Harry Fox e Peter Law nel 1982, questo plasticoso gioiello presentava una reattività di fatto ineguagliabile, che traeva prezioso beneficio dall’ulteriore perfezionamento del Microswitch-System: un meccanismo in grado rilevare con elevata accuratezza ogni inclinazione dello stick, così da ridurre al minimo sindacale gli effetti di problemi endemici, come le difficoltà dimostrate dai modelli standard nel rilevare gli spostamenti in diagonale.
Arrivato sul mercato italiano intorno al 1988, il Quickshot II Turbo divenne ben presto un must per tutti i possessori di Amiga 500, C64, Atari ST e Amstrad CPC, riscuotendo un discreto successo anche in ambito console grazie alla compatibilità con sistemi quali Atari 400, 800 e VCS.
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