Disney sconfigge l’uncanny valley

Cosa hanno in comune Disney e la realtà virtuale? Molte cose, a dire la verità. La compagnia di Topolino ha infatti a disposizione un vero e proprio laboratorio di ricerca e sviluppo, i Disney Research Labs, impegnato a elaborare nuove tecnologie nell’ambito dell’elaborazione dell’immagine, del 3D e delle interfacce uomo macchina. Da questa vera e propria fucina creativa, emergono alcune tecnologie che sarebbero perfette per la realtà virtuale, o che quanto meno troverebbero in essa un campo d’applicazione ideale. L’ultima innovazione in questo senso riguarda il sistema di motion capture applicato agli occhi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, si sa, ma nonostante siano la parte più espressiva del viso gli animatori hanno sempre dovuto lottare con il temutissimo uncanny valley. Si tratta di un effetto di straniamento, che avete sicuramente sperimentato anche voi, che avviene quando un modello 3D è molto dettagliato, ma i suoi occhi sono fissi come quelli di un cadavere.

Un gruppo di ricerca, composto da Pascal Bérard, Derek Bradley, Maurizio Nitti, Thabo Beeler, e Markus Gross, ha scritto in un paper che la forma degli occhi umani “è stata finora perlopiù approssimata dalla nostra comunità con delle grossolane semplificazioni”. Non stupisce che simili parole vengano proprio dalla Disney, che ha dimostrato di essere un passo avanti a tutti anche per quanto riguarda l’espressività del volto umano, adottando una tecnica che ha la consapevolezza del disegno 2D e l’innovazione del 3D, come dimostrato ad esempio nel recente Frozen.

Il team potrebbe essere infine riuscito a trovare una soluzione soddisfacente e definitiva all’uncanny valley. Il team ha ottenuto questo effetto catturando vari tipi di dati dalle tre parti principali dell’occhio: la sclera bianca, la cornea trasparente e l’iride, per poi combinare questi dati per formare l’intero occhio. Questo processo è stato compiuto catturando inizialmente immagini degli occhi da “11 pose”, in una prima immagine stabilita, per poi riprenderne una seconda serie con vari stati di dilatazione della pupilla. Il processo ha richiesto circa dieci minuti. Successivamente il team è stato in grado di costruire una rappresentazione mesh da queste foto, e approssimare la forma corneale “usando un set di luci LED nella scena e diverse visuali dell’iride rifratta.”. L’iride è stata poi “ricostruita usando un innovativo approccio stereoscopico multivisuale.” In altre parole, usando questo approccio i ricercatori sono stati in grado di catturare le sfumature di un singolo occhio in un modo che non era mai stato prima d’ora possibile. 

Possiamo soltanto immaginare quali potrebbero essere gli utilizzi in VR. La prima cosa che mi viene in mente sono le parole di Chris Roberts che, parlando del suo Star Citizen, citava la possibilità di vedere faccia a faccia gli altri personaggi e intuire le loro espressioni. Immaginate quanto sarebbe realistico e vivido poter parlare con questi personaggi e riscontrare nei loro occhi delle lievissime inclinazioni, che ne tradiscono i veri pensieri. Un’altra applicazione straordinaria potrebbe essere come quella vista nel gioco investigativo L.A. Noire, dove bisognava intuire se gli indagati mentivano o meno guardando le espressioni del loro volto. Ad ogni modo, si tratta di un grandissimo passo avanti tecnologico, che apre nuovi, emozionati scenari nel panorama VR. 

 

 

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