Realismo, giochi e VR: unione necessaria?

Vi ricordate il primo Tomb Raider? Ricordate il primissimo, cubettosissimo modello di Lara Croft? Per i tempi era qualcosa di fantastico, nonostante fosse ben chiaro che nel suo tentativo di emulare la realtà fosse soltanto un mucchietto di texture e poligoni. Nel corso del tempo, Lara Croft e il mondo dei videogiochi in generale si sono graficamente evoluti fino a raggiungere picchi di eccellenza che potevano essere solo sognati nell’ormai lontano 1996.


Adesso grazie alle nuove tecnologie non solo siamo in grado di ricreare modelli realistici e credibili delle figure umane (addio parallelepipedi e tronchi di piramide al posto della faccia), ma possiamo permetterci di creare mondi e creature mai viste in modo convincente.

Convincente, non per forza iperrealistico. Purtroppo duole un po’ constatare come molto spesso la direzione artistica all’interno dell’industria videoludica miri solo a stupire facendo facile leva sull’effetto Wow! che è in grado di regalare il realismo estremo.

Ma come molti di voi sanno, non è strettamente necessario contare i pori del naso del personaggio di turno sul monitor per sentirsi appagati. Esistono tantissimi titoli tecnicamente limitati ma infinitamente ispirati e apprezzabili dal punto di vista estetico in grado di regalare moltissime emozioni a chi vi gioca.

Ma perché ne stiamo parlando qui su Oculus Rift Italia? Perché sotto sotto c’è il timore che, un giorno o l’altro, con la VR possa accadere quello che in parte sta già accadendo con i videogiochi tradizionali, ma in modo amplificato.

Adesso siamo agli albori della tecnologia dei visori, in un momento più o meno equivalente a quello in cui venne pubblicato il primo Tomb Raider. Gli headset hanno i loro limiti, le app sono per larga parte ancora in fase sperimentale, ma le persone, nonostante tutte le limitazioni, non possono fare a meno di stupirsi delle possibilità portate da questa nuova tecnologia. Non importa se ciò che viene mostrato loro, per quanto vicino e avvolgente, a conti fatti è ben diverso dalla “realtà vera”.

Probabilmente tra qualche anno la tecnologia si evolverà, la qualità dei visori si alzerà, e così pure farà quella delle applicazioni e dei videogiochi. Graficamente ci avvicineremo sempre di più all’iperrealimo anche in ambiente virtuale e potremo goderci i pori del naso del personaggio di turno anche con i nostri headset. Ma è davvero questo ciò che vogliamo? Uno dei grandi pregi della VR è proprio quello di farci viaggiare in mondi altrimenti irraggiungibili, verso universi fantastici popolati da strane creature che non potremo mai vedere nella vita quotidiana.

Solo perché nel nome della tecnologia compare la parola “realtà” è giusto limitarsi alla semplice riproduzione del reale per quanto riguarda l’intrattenimento videoludico? Il realismo grafico è davvero l’unica via praticabile per creare un ambiente immersivo e credibile?

Per Oculus Rift Italia la risposta è no. A voi la parola.

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