Wanna Play: Assassin’s Creed Unity

Si fa un gran parlare di Assassin’s Creed Unity, ma perlopiù per i motivi sbagliati. Nonostante i bug che lo affliggono l’abbiano fatto finire nell’occhio nel ciclone, credo che sia al momento assieme a Far Cry 4 uno dei pochi giochi che può fregiarsi del titolo di “esperienza next-gen”. Per questo motivo, la voglia di giocarlo con Oculus Rift è salita più che mai in questi giorni, dal momento che la sua accuratissima messinscena sarebbe, secondo me, in grado di provocare la tanto agognata presenza nel giocatore.

Nella rubrica Wanna Play siamo soliti immaginare giochi adattati alla VR ma, nel caso di Assassin’s Creed, ci sarebbe un problema non indifferente, ossia quello della visuale in terza persona. Credo, tuttavia, che la transizione alla prima persona sarebbe un passaggio naturale per la serie, e anche più giustificato dal punto di vista narrativo. Fin dal primo episodio, infatti, ci è stato presentato il gioco come una simulazione, che permette di rivivere le vicende dei propri antenati grazie ai ricordi contenuti nel proprio DNA. Il protagonista viene inserito all’interno di un macchinario, chiamato Animus, e mi sono sempre chiesto perché la visuale in questo macchinario non fosse in prima persona. Se si rivivono dei ricordi, del resto, non avrebbe più senso esperirli attraverso i propri occhi, piuttosto che mediati da un avatar in terza persona? Certo, si tratta di una licenza poetica dovuta alla natura del gameplay, ma credo che un Assassin’s Creed Unity in prima persona sarebbe del tutto giustificabile.

Assassins-Creed-Unity

In effetti, ogni componente di questo gioco sembra chiedere a gran voce un supporto per la VR. La qualità grafica è tale che tutto il fascino della ricostruzione sembra così sprecato e limitante vissuto tramite l’astrazione di un action adventure in terza persona. Un discorso simile è già avvenuto con Grand Theft Auto V, che è stato adattato in prima persona (e, dite quello che volete, ma nonostante lo scetticismo del CEO di Take Two quella versione è stata creata con in mente il Rift). Certamente, Assassin’s Creed andrebbe completamente ripensato per la prima persona, ma l’effetto scenografico sarebbe senza pari. Immaginate di scalare la Notre Dame di Unity: vivete intensamente ogni movimento del protagonista, con le mani che cercano l’appiglio più vicino, e la telecamera che oscilla come in Cloverfield per darvi l’illusione del corpo che pende nel vuoto, si irrigidisce e si solleva per raggiungere un punto più alto. Ogni movimento sarebbe comunicato dall’avatar al giocatore con un’intensità a dir poco viscerale. E immaginate poi il senso delle proporzioni. Assassin’s Creed Unity è un gioco costruito interamente intorno al concetto di verticalità, quindi pensate a quanto potrebbe essere emozionante scalare Notre Dame e rendersi conto che la distanza tra noi e il terreno sottostante si fa sempre più alta. Pura vertigine.

Sono tantissimi gli elementi del design di Assassin’s Creed Unity che si prestano perfettamente alla realtà virtuale. Immaginate di muovervi in mezzo alla folla, vedendo i passanti con i vostri occhi, e magari abbassandovi per mimetizzarvi, con il motion tracker del DK2 che individua il vostro movimento. O, ancora, potreste appostarsi per un assassinio, guardando con i vostri occhi il bersaglio sotto di voi, per voi calargli sopra le spalle e ucciderlo: una sequenza di rara brutalità che acquisterebbe in VR un senso e una gravità mai visti prima d’ora in un videogioco. E poi, dobbiamo proprio dirlo? Ma sì: il salto della fede. Ditemi se non sembra una scena nata per essere vissuta tramite Oculus Rift. In effetti, il simulatore di bungee jumping AaaaaAAaaaAAAaaAAAAaAAAAA!!! for the Awesome ci ha dimostrato quanto può essere terrificante lanciarsi da un’altezza in realtà virtuale.

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Non solo, Ubisoft ha decisamente alzato il livello dello storytelling in Unity, proponendo una vicende dai tratti shakespeariani, che vede la storia d’amore tra una Templare e un Assassino, il protagonista Arno Dorian. Credo che viverne tutto il pathos dai propri occhi sarebbe una sensazione impagabile. Ma quello che davvero mi aspetterei di più da una versione VR di Assassin’s Creed Unity è la possibilità di rivivere in prima persona eventi storici emozionanti come la Rivoluzione Francese. Sarebbe già sconvolgente con il livello grafico attuale, figuratevi con l’evoluzione tecnologica prevista nei prossimi anni. Ci potremmo avvicinare pericolosamente al concetto di una macchina del tempo virtuale. Immaginate di incontrare Robespierre o il Marchese de Sade, e interagire con loro, proprio come se fossero dei reali esseri umani.

Che dite, vi abbiamo convinto che Assassin’s Creed Unity sarebbe un candidato perfetto per una trasposizione VR? E voi, quale gioco vorreste vedere citato in questa rubrica?