L’uomo che indosserà il Rift per 28 giorni

Oculus Rift non ha applicazioni soltanto nel campo del gaming o della terapia. Il dispositivo creato da Palmer Luckey si presta perfettamente anche agli esperimenti artistico-scientifici, come ha dimostrato la “macchina per diventare qualcun altro”, che permetteva a un uomo e una donna di scambiarsi reciprocamente il corpo.

Entra in scena adesso Mark Farid. Avete presente quella immagine che gira su internet, che mostra un uomo rannicchiato in posizione fetale nell’angolo di una stanza? Bene, Farid farà esattamente la stessa cosa. Per 28 giorni, Farid rimarrà in una stanza, e ogni momento di veglia vedrà la realtà dagli occhi di un altro essere umano, un “avatar” reale che, attraverso un apparecchio simile a Google Glass, spedirà in streaming tutto quello che vede all’headset VR di Mark. Tutte le situazioni di vita saranno vissute “per procura” da Mark. Anche quelle più noiose e meno significative, per esempio una coda all’ufficio postale. Oppure, una sbornia colossale alle 5 del mattino, magari con tanto di emissioni di liquidi gastrici. Qualcuno potrebbe chiedersi se ci sono dei rischi, e se Mark potrebbe subire dei danni permanenti alla sua psiche. Per questo motivo, l’unico contatto umano che Mark avrà durante questo progetto, dal titolo Seeing-I, sarà un’ora al giorno con uno psicologo, che lo osserverà e lo ascolterà in silenzio.

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Le ragioni dietro il progetto vanno ben oltre la bizzarria tecnologica. Mark è un artista concettuale, che lavora con il curatore Nimrod Vardi e il documentarista John Ingle, e spera di sbrogliare un dibattito che non è mai passato di moda durante la storia dell’uomo. Ossia: siamo il frutto della natura o piuttosto di come siamo allevati? L’interrogativo ricorda un po’ persino Metal Gear Solid: siamo il frutto dei nostri geni, oppure il nostro io è modellato sulla base delle scelte compiute da noi e chi ci è stato intorno fin dalla nascita.

Mark, Nimrod e John credono fermamente nella seconda opzione, e sono convinti che questo esperimento sarà in grado di dimostrarlo. Le ragioni affondano nei più profondi e innovativi campi della neuroscienza. Il trio infatti userà il progetto per analizzare fino a che punto si estenda il nostro senso innato dell’io, prima di diventare un prodotto di ciò che ci circonda. Lo scenario che si apre sembra essere tratto dal rivoluzionario libro di fantascienza Snow Crash, andando a indagare su quanto la tecnologia può influenzare la nostra mente, e se è in grado di farci dimenticare chi siamo davvero. In soldoni, Mark finirà per credere di essere il suo avatar?

L’esperimento è stato pensato fin nel più piccolo dettaglio. Mark potrà fare la doccia, andare in bagno, dormire e mangiare solo quando lo farà il suo avatar, assumendo persino le stesse quantità di cibo. L’unica libertà data a Mark sarà quella di girare liberamente per la sua stanza. Cruciale nel setup dell’esperimento è anche la scelta dell’avatar, ancora da decidere. La sua vita dovrà essere simile a quella di Mark, un eterosessuale che vive con la sua partner. Questo perché è necessaria la presenza di un’altra persona per avere un output narrativo della propria vita, dal momento che l'”altro” verbalizzerà le sue azioni. Ci chiediamo fino a che punto si spingerà l’intrusione di Mark nella vita dell’avatar: ad esempio, cosa succederà se il suo alter-ego farà sesso con la partner? Contiamo, inoltre, che Mark è libero di masturbarsi. Siamo forse di fronte alla nuova frontiera del voyeurismo?

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Questo è solo uno degli scenari inquietanti che si apre. Il supporto psicologico, come abbiamo detto, sarà quindi fondamentale. La mente di Mark è stata infatti analizzata scrupolosamente da uno psicologico, con il compito di capire chi è davvero. Lo stesso psicologo sarà incaricato di analizzare Mark dopo l’esperimento, ma durante la sua durata rimarrà parziale. Un altro psicologo, specializzato in neuroscienza, si occuperà invece di ascoltarlo per un’ora.

La psicologa Dr Lara Frumkin, tuttavia esterna al progetto, ha reso noti i suoi pensieri riguardo all’esperimento.

“Sono preoccupata per il benessere di Mark” ha detto. “Non penso che avrà impatti sulla sua personalità, perché sento che è molto definita. Ma i suoi comportamenti, il modo in cui si manifestano i suoi pensieri, sono destinati a essere influenzati, e Mark sarà per sempre cambiato da questo, nello stesso modo in cui siamo tutti cambiate dalle nostre esperienze. Non penso che torneremo mai come eravamo all’inizio, dal momento che cambiamo costantemente in relazione al nostro ambiente e alle nostre esperienze. Lo stesso vale per Mark”.

“Per 28 giorni, Mark vivrà solo attraverso la vita dell’avatar, e questo cambierà il modo in cui pensa a tutti quelli intorno a lui. Certamente interagirà in modo diverso con gli altri, ma non posso prevederà come si comporterà. Penso che ci vorrà del tempo prima che Mark potrà tornare a interagire normalmente con la famiglia e i suoi amici. Potrebbe anche non riuscire mai a tornare al suo normale io: alcuni giorni potrebbe, altri no. Sento che le persone guardano indietro e avanti, e Mark non sarà diverso”.

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