Matrix è stato il film che più di ogni altro è riuscito a imporre a livello mainstream il concetto di mondo virtuale. Ogni opinione che arriva da uno dei geni che ha lavorato dietro a quest’opera non può quindi che essere significativa. Tra gli ospiti della Immersed Conference, evento tenuto a Toronto dalla Immersive Technology Alliance il 23 e 24 novembre, sarà presente anche John Gaeta, l’uomo dietro gli effetti speciali della trilogia di Matrix.
John Gaeta, direttore creativo della New Media and Experiences in Lucasfilm, ha vinto BAFTA e Oscar per il suo lavoro, e sta attualmente lavorando a un nuovo film dal titolo Jupiter Ascending.
Intervistato dal noto portale Tom’s Hardware, John Gaeta ha risposto a interessanti domani sulla realtà virtuale e aumentata, che vi riportiamo qui di seguito.
Perché sei interessato a parlare alla conferenza Immersed?
Sto dando il mio supporto alla Immersive Technology Alliance per aiutare indipendenti e gruppi più su larga scala a cercare di creare una sorta di community. Sono interessato in tutte le comunità positive che si stanno creando in questi spazi. Unire le persone è sempre il modo migliore per iniziare un viaggio in una nuova area, e credo che costruire una community sia la cosa che importa di più.
Sono molto interessato all’innovazione e alla sperimentazione alla radice. Quello che intendo dire, è che tutti sappiamo che le più grandi innovazioni del nostro tempo sono sempre iniziate in un piccola scala, indie, grazie a persone molto motivate e incredibilmente ispirate. Se si vuole avere una comprensione piena di dove sta andando l’energia in termini di innovazioni, bisogna sapere quello che le persone vogliono creare e dove stanno investendo le loro risorse limitate, le carriere e le vite.
Molte persone che si lanciano nella VR potrebbero fare molte altre cose; potrebbero certamente accettare un lavoro in una grande compagnia tecnologia, ma non lo fanno. Vogliono fare qualcosa come individui o gruppo perché ci credono, e questo è il tipo di passione in cui sono sempre stato interessato.
Sei deluso che, a circa 15 anni di distanza, non siamo neanche vicini a un’esperienza VR simile a Matrix?
Deluso? Questo è un lavoro difficile. Non sono affatto sorpreso. Penso sempre che ci siano due velocità alla quale le cose potrebbero accadere, con la volontà, e con le realtà del mercato. Sfortunatamente, in quest’epoca, a meno che non hai inventato l’illuminazione in bottiglia come un piccolo gruppo, non hai una possibilità.
Più le corporation diventano grandi e pubbliche, più diventano avverse ai rischi. Questo non vuol dire che non ci credano più; sono piene di persone brillanti che vogliono dire la loro, e che formano dei laboratori interessanti. In effetti, ci sono dei laboratori spettacolari in alcune di queste compagnie più ampie.
Ma poi c’è sempre quest’altro lato delle compagnie, che determina in cosa investire. Se la VR fosse un mercato, piuttosto che un’esperienza, come io penso al momento, ha bisogno sicuramente di importanti piattaforme per costruire ponti. Stiamo iniziando a vederlo mentre succede, e questa è una delle più grandi sorprese per tutti noi. Stiamo vedendo le persone che iniziano a crederci in ampio numero, anche se se non è successo fino a che piccoli gruppi non hanno dimostrato che era possibile. Tutto dipenderà da come le persone faranno entrare questo hardware nella loro vita, come un oggetto del desiderio, e lo terranno in mano come ogni altro oggetto.
Quindi, quando tempo ci vorrà secondo te prima che raggiungeremo un’esperienza VR alla Matrix?
Guardiamo ai singoli passi. Credo che vedremo un progresso straordinario nella prossima decade. Badate bene, la prima cosa da fare è definire cosa vogliamo, e un’esperienza VR alla Matrix non è quello che vogliamo. Quel film è una sorta di fiaba oscura d’avvertimento, e il motivo per cui gli artisti creano queste storie è per orientare le persone in modo che evitino queste cose.
Sotto molti aspetti, per le persone che hanno creato Matrix, i miei colleghi e io, quel film fa parte delle nostre radici. Oggi, è ancora troppo presto per cercare di provare qualcosa che ci porti a una forma più ottimistica e positiva di Matrix. Dovrebbe essere un luogo che ispira, che crea riflessioni rivoluzionari, su cose che educano ed espandono l’immaginazione come mai è stato possibile prima.
Non sono interessato in piccole operazioni commerciali. Io parlo di destinazioni. Bisogna creare una visione. Possiamo trovare diverse visioni nel cinema e nella letteratura, ma la maggior parte di esse sembra essere una sorta di avvertimento; ma non dev’essere per forza oscuro il futuro. Il mio pensiero è che in questa decade vedremo, con la comunità delle tecnologie cinematografiche e videoludiche che si uniscono e il coinvolgimento delle generazioni più giovani, un aumento dell’interesse.
Ci sono ancora diversi modi per le persone di capire come si realizza un’esperienza fuori dal corpo, come si imbraccia e si interagisce con un contenuto digitale senza un feedback tattile. Per me, i feedback tattili di oggi sono a uno stadio ancora molto preliminare. Dobbiamo andare oltre questo. Parte di ciò ha a che fare con la profondità dell’immersione, credere che stai toccando qualcosa quando in realtà non lo stai facendo, senza responso tattile.
Ci sono varie cose che le persone vogliono dalla realtà mista e virtuale. Ci sono chiaramente le persone che vogliono l’interazione, e questo è di per sé molto coinvolgente. Si tratta anche di escapismo, la sublime presenza in un altro mondo o universo.
Nella prossima decade, vedremo un tentativo solido di spostare gli universi dal cinema e dai videogiochi dentro lo spazio VR, e vedremo se questo basterà a far crescere un pubblico abbastanza grande da essere considerato un mercato. Una volta che avremo qualcosa del genere, avremo delle fondamenta su cui potranno essere usate costruite molte altre applicazioni, come l’industria dell’educazione, da cui le persone beneficeranno molto. Per fare questo, tuttavia, ci dev’essere prima una piattaforma mainstream, di massa.
Qual è la tua più grande paura legata alla VR?
La VR e l’AR possono essere usate come forme di visione aggiunta, non solo per espandere il mondo esistente, ma anche per monitorare gli utenti. Gli umani hanno la vista, e l’educazione e l’ingegneria potrebbero chiaramente dare vita a una nuova generazione di pensatori. Se torniamo a Matrix, e diamo alle macchine quella vista, be’, allora le macchine ci distruggeranno.
Speriamo allora che non ci arrivino, almeno non durante la nostra vita.
Sono costose da costruire, ci vorrà un po’. La mia unica preoccupazione è che possono imparare a stamparsi da sole. Se crei una super macchina che ha un istinto di autoconservazione, ed è capace di stampare le proprie parti, potrebbe creare un gruppo di repliche di se stessa, e a quel punto noi no ci potremo fare molto.
Ci stiamo spingendo nell’ignoto, è impossibile non averne voglia, è semplicemente parte della nostra evoluzione intellettuale, e ci stiamo avvicinando. Molte di quelle persone che hanno quella voglia sono genuinamente buone e brillanti, e non sanno quale danno potrebbero arrecare con le cose che possono creare. Dobbiamo discuterne costantemente e rendere poco attraente perseguire la strada pericolosa, ma vincere questa discussione in un modo che sembri allettante.
Le persone alla fine decideranno, e non si possono necessariamente scrivere leggi che fermano le persone dal perseguire la via oscura. Le persone la vedranno come una sfida, quindi c’è bisogno di una ragione davvero convincente per impedire alle persone di scegliere quella strada.
Un ultimo pensiero?
Vedo molta attività intorno all’hardware. Fino a che punto bisogna concentrarsi sull’hardware è la mia domanda. La ragione per cui non stiamo ancora vedendo dei lavori degni di nota in VR è perché le persone non hanno ancora capito come approcciare l’interfaccia uomo-macchina. Bisogna smetterla di concentrarsi solo sulla qualità dell’ottica. Mi piacerebbe vedere la conversazione spostarsi su quello che si sta proiettando sugli occhi, e su come lo si può toccare. Vorrei che queste cose fossero connesso. Non possiamo parlare degli occhiali fino a che non parliamo dell’esperienza che vogliamo avere, e cosa possiamo fare con essa.
Le persone continuano a dire che non c’è scopo per la VR/AR al di là di marketing di bassa lega, e questa è solo una completa mancanza di immaginazione dalla nostra parte. Se non vogliamo che la VR e l’AR seguano la strada dei film 3D a basso costo, e che non seguano quello che è già successo in buona parte nella rinascita del 3D a cui stiamo assistendo oggi, se non vogliamo sperimentare quel tipo di morte e aspettare altri 10 anni, dobbiamo spostare il dibattito intellettuale su quale esperienza vogliamo ottenere con quell’interfaccia, e a quale scopo.