Non passano giorni che non saltano fuori nuove applicazioni di ogni tipo per la realtà virtuale, ma è inutile negarlo, tra tutti gli impieghi che si possono trovare per i visori il gaming detiene un posto privilegiato. Di conseguenza, come ogni piattaforma da gioco che si rispetti anche la VR dovrà avere, prima o poi, la sua “killer application”, quel titolo per cui ogni giocatore pensa “Devo avere questo device”. Per questo motivo ci poniamo la domanda: quale sarà la killer application per la VR?
Per immediatezza logica (o per pigrizia), generalmente i primi giochi che vengono associati alla realtà virtuale sono quelli con visuale in prima persona: sparatutto, simulatori di guida, survival horror e affini, e non a caso i developer stanno già sviluppando un gran numero di titoli così per Oculus Rift. Ma pensiamoci bene, i tipi di gioco appena descritti sono gli unici a poter essere sfruttati al meglio con la realtà virtuale? La prima killer application per la VR sarà necessariamente un titolo appartenente a una di queste categorie, o sarà qualcosa di completamente inaspettato? Proviamo a lavorare di immaginazione.
Prendiamo una categoria di giochi che all’apparenza non ha niente a che vedere con la realtà virtuale: gli strategici. Normalmente sono titoli destinati a PC per essere giocati con mouse e tastiera grazie a elaborate interfacce grafiche e (generalmente) tramite una visuale dall’alto. E se al posto della tastiera e del mouse usassimo un Razer Hydra? Non sarebbe come giocare un’elaborata partita a scacchi? Probabilmente i titoli esistenti necessiterebbero di qualche aggiornamento dei menu per essere apprezzati al meglio con un visore e un controller dedicato, ma non è detto che nel futuro non potremo avere applicazioni di questo tipo pensate appositamente per la VR e sentirci come dei signori della guerra sulla nostra poltrona da ufficio.
Volendo andare un po’ più sul concreto pensiamo a un altro genere troppo spesso messo da parte: quello dei platform. In questo caso non è necessario lavorare troppo di immaginazione, visto che è già stato sviluppato un titolo di questo tipo per Oculus Rift intitolato Lucky’s Tale, un gioco molto simile nella struttura al mai troppo elogiato Super Mario 64.
Cosa c’entra con la realtà virtuale? Pensate alla comodità di poter gestire le telecamere muovendo la testa: tutte le macchinose manovre di inquadratura tramite pulsanti e leve analogiche diventerebbero un lontano ricordo, e poi diciamocelo, chi da piccolo non ha mai provato a piegare la testa per cercare (inutilmente) una visuale migliore? Con un visore potremmo finalmente raggiungere il nostro scopo senza farci venire il torcicollo. Ovviamente lo stesso discorso si può applicare anche agli action-adventure simil-Tomb Raider o a tutti quei giochi che pongono grande enfasi sulla struttura ambientale. Certe volte un panorama evocativo è un’esperienza già di per sè sufficientemente appagante.
Per concludere, lancio un’idea un po’ particolare, che forse apprezzeranno gli estimatori delle produzioni made in Japan: le visual novel in VR. Qui nel Vecchio Continente non sono molto diffuse, e quei titoli che sono arrivati qui da noi sono in qualche modo simili alle gloriose avventure punta e clicca del passato, ma le visual novel vere e proprie sono più che altro racconti testuali in cui l’interattività è ridotta praticamente allo zero.
L’unico scopo del giocatore, nella migliore delle ipotesi, è quella di compiere alcune scelte per influenzare l’esito della trama (un po’ come accadeva nei libri-game di una volta), altrimenti il tutto consiste nel leggere una sorta di libro digitale corredato da immagini e suoni in cui il giocatore-lettore ricopre i panni del protagonista, generalmente tramite una visuale in soggettiva.
All’atto pratico non è il tipo gioco più entusiasmante del mondo, la qualità di questo genere di produzioni si basa quasi esclusivamente sul livello della narrazione e sul coinvolgimento emotivo, ma del resto non è quest’ultimo uno dei punti di forza della realtà virtuale? Certo, anche in questo caso ci sarebbero alcuni ritocchi da fare in termini di interfaccia grafica, visto che avere una finestra di dialogo che occupa un terzo dello schermo in VR minerebbe in modo considerevole il coinvolgimento nella vicenda. Inoltre, in questi titoli gli ambienti spesso non sono liberamente esplorabili, gli spostamenti avvengono in automatico o al più tramite menù di scelta rapida, dunque, anche sotto questo punto di vista si dovrebbe fare qualcosa per rendere il tutto più immersivo.
Ma provate a pensare, come sarebbe ricoprire i panni di Phoenix Wright, andare in tribunale a gridare “Obiezione!” e puntare il dito all’accusa con il nostro Razer Hydra? In alternativa gli amanti del thriller e del mistero potrebbero godersi qualcosa sul genere di 999 e Virtue’s Last Reward, oppure, se siete degli inguaribili romanticoni, potete optare per qualche dating-sim. In ogni caso non credo che ci sia bisogno di sottolineare quanto sarebbe gradita un’applicazione di questo tipo in cui i personaggi sono completamente doppiati e le nostre risposte possono essere immesse con un microfono al posto dei classici menù testuali.
Siamo ancora nel campo delle ipotesi, e per svariati motivi è fin troppo presto per dire con certezza quale genere di gioco avrà maggiormente successo in realtà virtuale, ma come vedete la piattaforma si presta anche a soluzioni originali e fuori dagli schemi. Ovviamente se avete qualche idea condividetela con noi, magari fra un paio di anni ci ritroveremo qui e potremo vedere assieme se le nostre ipotesi si sono rivelate esatte.