VROSE: il primo sistema operativo in realtà virtuale

Sarà la rivoluzione dei desktop che conosciamo e ci consentirà di usare Oculus Rift proprio come abbiamo usato fino a oggi lo schermo di un normale PC. Ma potremo girarci intorno, vedere cartelle, finestre del browser e progetti CAD, non più come semplici icone ma come oggi tangibili di fronte a noi. Immaginate quindi di cercare i vostri documenti, ma muovendovi all’interno di uno splendido wallpaper immersivo.

Nasce così, dalla start-up 3dea Spacesys, il primo sistema operativo che supporta la VR per Windows, Linux e Apple e che sfrutta la tecnologia offerta da CryEngine3: si chiama VROSE e trasmigra l’interfaccia 2D di Windows e di altri OS  in VR, rendendone l’uso molto più profondo e divertente e diminuendo ancor di più il divario tra macchina e uomo.

sfondo mclaren

L’idea di 3dea Spacesys, piccolo team di programmatori, ingegneri e designer nato a Split, in Croazia, sta aprendo a numerose nuove possibilità di utilizzo del computer che vanno oltre le normali abitudini quotidiane. Il sistema è stato costruito scegliendo come destinazione d’uso direttamente Oculus Rift e altre periferiche per VR; questo ha consentito di personalizzare al massimo le scelte di sviluppo e implementare qualcosa di mai visto prima. Il team è ancora alla ricerca di personale che si avvicini al progetto per coadiuvarne i lavori e far cambiare in meglio il mondo dell’informatica.

Qui di seguito un video ci mostra le funzioni di VROSE:

Del team fanno attualmente parte: Toni Borovac, designer, Ivica Zaper, programmatore, Shawn Mitford designer, Davor Visković, responsabili visual identity, Jurica Goreta, programmatore.

Chissà che ne sarà del mio monitor LCD, viene da chiedermi. Allo stesso tempo, viene da chiedermi se effettivamente un browser in realtà virtuale potrà mai sostituire la sua controparte tradizionale. Quando si parla di interfacce uomo-macchina la semplicità è sempre la parola d’ordine, e mi domando se le persone avranno voglia di abbandonare quello che è ormai uno dei più semplici e intuitivi gesti, ossia puntare con un mouse e digitare con una tastiera. Chi ha tentato di cambiare le carte in tavola, come accaduto con il Kinect e i comandi vocali, spesso si è ritrovato snobbato dall’utenza comune. 

Il progetto Spaceys ha un fascino avveniristico, ma sarà davvero in grado di imporsi a livello mainstream?

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