Partiamo dal presupposto che se siete lettori di Oculus Rift Italia siete tutti adulti e vaccinati, per cui senza troppa vergogna ammettiamo che il settore del porno è uno dei temi più “hot” (parola scelta non a caso) quando si parla di realtà virtuale. Esistono innumerevoli esperimenti e applicazioni per rendere più vivo e reale possibile il settore del piacere (ricordate il dispositivo per palpeggiare in VR?) , ma per una volta accantoniamo le nostre perversioni e trattiamo un argomento decisamente più serio.
Il professor Massil Benbouriche della Scuola di Criminologia di Montreal ha sviluppato una nuova tecnica per l’osservazione e lo studio della psicologia dei maniaci sessuali usando la realtà virtuale. Come ci spiega Benbouriche:
“Attualmente è impossibile stabilire le circostanze in cui il soggetto possa o non possa contenere i suoi impulsi aggressivi seguendo le normali terapie o prevenire una ricaduta“.
L’attuale tecnica consiste infatti nell’applicare un particolare sensore a forma di anello sul pene del paziente e misurarne le pulsazioni e variazioni di grandezza dopo la visione di determinate immagini e suoni. Gli psicologi usano questi test per diversi motivi, tra cui aiutare il paziente a capire i suoi orientamenti o perversioni sessuali (come ad esempio la pedofilia) in modo da decidere quale cura o trattamento può essere migliore. Il problema di questa tecnica è che il soggetto può falsare i risultati ad esempio non guardando le immagini, ed è qui entra in campo la realtà virtuale.
Il team di Montreal ha costruito una stanza a forma di cubo con le pareti che proiettano immagini in realtà virtuale generate al computer attraverso schermi multipli che circondano completamente il paziente. Il sistema di tracciamento degli occhi inoltre garantisce che il soggetto non distolga lo sguardo e quanto tempo passa osservando le parti erogene delle persone virtuali che ha davanti.
È possibile inoltre inserire il soggetto in vari ambienti e situazioni virtuali che riprendono situazioni del mondo vero, come ad esempio in mezzo ad una folla, in una camera da letto o in discoteca. Finora i test hanno riportato come i risultati siano uguali a quelli dell’esposizione di foto o video di persone vere (anche perché, ammettiamolo, le bellezze digitali ci hanno sempre “istigato” tanto quanto quelle reali), ma in particolare si ha il vantaggio che il paziente ha la sensazione di essere davvero immerso in una situazione per lui problematica (che sia di tipo pornografico o semplicemente di momenti di vita quotidiana) e si comporta in modo più naturale, infine già citato sistema di tracciamento dello sguardo che permette di evitare risultati manomessi volontariamente.
Questa è solo l’ultima di innumerevoli conferme di come realtà virtuale si stia imponendo sempre di più come un mezzo che rivoluzionerà  non solo i videogiochi, ma diversi campi tra cui la medicina e la ricerca. Certo, una tecnologia talmente rivelatrice delle nostre pulsioni più segrete potrebbe aprire degli scenari inquietanti: l’idea che chiunque possa conoscere i nostri fetish grazie a un Oculus Rift sembra essere tratta di peso da un film di David Cronenberg. Ma d’altronde, il prezzo da pagare per la sicurezza a volte può essere davvero alto.