In passato si è accennato all’impiego della realtà virtuale per l’addestramento militare. Il MITRE, organizzazione not-for-profit degli Stati Uniti che gestisce numerosi centri di ricerca e sviluppo, ha pensato di sviluppare un programma di addestramento adatto a prevenire, ed eventualmente superare, lo stress post-traumatico (PTS).
Secondo le stime del Dipartimento degli Affari dei Veterani degli Stati Uniti d’America, il 20% dei soldati che torna dalle guerre in Iraq e Afghanistan è destinato a manifestare qualche tipo di sintomo da stress post-traumatico. Si tratta di cifre ragguardevoli, indici di una situazione critica, tanto che uno degli organi responsabili della gestione dell’addestramento militare ha deciso di concentrarsi sull’ottimizzazione delle risorse umane  in modo da ridurre le possibilità di incorrere in questo tipo di stress.
Allo stato attuale, l’addestramento militare si focalizza più sulle manovre di battaglia: come sparare, come muoversi e come comunicare. Ciò che i giovani soldati di oggi non sanno fare, a detta di Paul Butler, membro del MITRE, è prendere decisioni. Non riescono a percepire il pericolo e non sanno riprendersi velocemente dopo aver vissuto un’esperienza traumatica. Queste esperienze possono spaziare dall’assistere alla morte di un compagno in battaglia al non essere in grado di soccorrere dei civili feriti.
L’addestramento di adesso, spiega Butler, non prepara i soldati a sopportare il sovraccarico sensoriale a cui possono andare incontro durante una missione. Secondo gli psicologi però, non si possono immettere subito i soldati in un contesto di addestramento che li bombarda di input come farebbe l’esperienza vera e propria, bisogna abituarli gradualmente alle condizioni estreme. Anche chi è stato sul campo di battaglia è d’accordo, e testimoniano loro stessi che i giovani soldati dopo aver vissuto esperienze traumatiche si ritrovano incapaci di reagire e aiutare la propria squadra, perché non sono mentalmente preparati.
L’Esercito, dunque, ha collaborato con degli specialisti del comportamento per individuare i fattori scatenanti dello stress post-traumatico e delineare quali abilità cognitive possono migliorare la capacità di recupero e far mantenere la consapevolezza di ciò che accade. Basandosi sulle informazioni raccolte, il MITRE ha sviluppato un programma di addestramento per riuscire a costruire un'”armatura mentale” in grado di prevenire, almeno in parte, la sindrome da stress post-traumatico.
Lo scorso giugno, l’organizzazione ha messo in atto questo programma di esposizione graduale allo stress a Fort Benning. Il tutto inizia con un videogioco per poi terminare con un’esercitazione dal vivo. Ogni fase del procedimento prevede un insieme stratificato di stimoli che devono far gradualmente familiarizzare i soldati con tutti gli ostacoli che potrebbero incontrare durante una missione. Per il progetto il MITRE ha fatto ricorso alla realtà virtuale coinvolgendo una compagnia specializzata nel riprodurre odori e  sensazioni che i soldati potrebbero sentire durante una battaglia. Alcuni attori, invece, sono stati incaricati di animare gli avatar delle persone virtuali che avrebbero interagito con i soldati, costringendo questi ultimi a reagire come se si trattasse di una situazione reale.
Dopo la simulazione, il team ha condotto un’indagine per ottenere il feedback da parte dei soldati e per guidarli nel loro addestramento.  “Non si apprende necessariamente durante la simulazione, ma soprattutto dopo” afferma Butler. “Pensate allo sport. Gli atleti fanno la loro partita, ma dopo vanno a guardare la registrazione del match per analizzare la propria performance e individuare gli errori. Solo a quel punto si acquista consapevolezza di ciò che si fa e ci si prepara al meglio per le sfide successive.“
A settembre il MITRE ha presentato i risultati dell’esperimento all’Esercito, indicando ciò che è emerso dalle varie simulazioni e includendo una serie di consigli e raccomandazioni e il personale dell’Esercito addetto ha l’autorità di integrare il programma attuale con questo nuovo tipo di addestramento.
Si tratta sicuramente di un modo molto particolare di impiegare la realtà virtuale, anche se, visto il contesto di applicazione ci si augura sempre di doverla usare il meno possibile per questo motivo.