Le più grandi stranezze della Virtual Reality

Ogni giorno una nuova idea conferma quanto sia sbagliato guardare alla realtà virtuale come qualcosa che si riferisca soltanto al mondo dei videogiochi. Le applicazioni che Oculus Rift può avere sono incalcolabili e sarà difficile prevederle già da adesso. A sostegno di questa teoria, nella quale confido personalmente, sento la necessità di farvi conoscere tre ambienti VR che hanno davvero poco in comune con i nostri amati videogiochi, i quali, ricordiamo, meritano altrettanta stima.

La prima stranezza arriva da Fidelity Investment, società che ha creato un prototipo di software che consentirebbe ai traders di controllare i propri investimenti indossando Oculus Rift. L’ambiente VR proposto è una città e i grattacieli che la compongono non sono altro che dei grafici azionari in pila che rappresentano, appunto, la situazione reale del mercato azionario, tramite numeri, indicatori e colori.

fidelity

Hadley Stern presidente di Fidelity Labs sostiene:

“Stiamo dando alle persone la possibilità di utilizzare in maniera diversa gli strumenti finanziari”

La seconda applicazione originale (e buffa) si chiama Birdly e, più che un gioco, è un modo alternativo per navigare tra le mappe virtuali. Essa mette gli utenti nei panni di un volatile, ingannando il cervello a tal punto da farci sembrare di volare davvero trai paesaggi naturali e gli svettanti edifici 3D.
Il team di sviluppo, durante una dimostrazione presso la University of Arts di Zurigo, per rendere il tutto più realistico e…pazzesco,  ha abbinato il software a un ventilatore e a una sedia da dentista.

birdly

Max Rheiner, sviluppatore di Birdly racconta:

“Questi sistemi erano di difficile accesso in passato e anche di difficile utilizzo, con Oculus Rift è tutto più semplice e il livello d’immersione complessivo è eccellente rispetto al prezzo del dispositivo”

L’ultimo utilizzo alternativo della VR che voglio mostrarvi è quello nato dall’idea di Brian Peiris creatore di RiftSketch VR: una piattaforma virtuale per la programmazione in VR.

Brian, insieme ad altri programmatori, ha implementato un software che in pratica permette di vedere direttamente dal Rift gli esiti delle stringhe di codice digitate, in real-time, rendendo la programmazione molto più divertente. Ci spiega, infatti:

“Quando uno sviluppatore si trova a diretto contatto con ciò che crea, ne trae un immediato feedback, questa vicinanza genera delle idee incredibili. Quello che molti programmatori non riescono ad ammettere è che la maggior part di noi vive un potente trip, poiché tutti abbiamo il controllo di macchine costituite da miliardi di transistor, che possono operare in collegamento con altri miliardi di macchine, se si combinasse tutto ciò alla realtà virtuale, il controllo delle macchine e il controllo del mondo intorno a noi si unirebbero in qualcosa di veramente imprevedibile e virale”.

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