Okazaki, Giappone 2015. La vita scorre tranquilla tra vento freddo, belle giornate, occasionali piogge e brevi, rare nevicate a sorpresa. Frena, vedo facce perplesse. Dov’è Okazaki? Effettivamente non posso dire di no, la maggior parte delle persone che mi hanno chiesto “dove alloggerai in Giappone?” e hanno sentito la risposta sembravano piuttosto dubbiose. Probabilmente si aspettavano di sentirsi nominare una città più famosa tipo, che so, Osaka, Tokyo, non di certo Okazaki, nome che al non giapponese medio potrebbe benissimo dire poco o nulla.
Effettivamente non è una grande città, non ci sono grandi locali o strade affollate come quelle che ci si potrebbe immaginare pensando alle metropoli del Giappone, così come non ci sono alti grattacieli o invadenti insegne luminose. Una città in mezzo al niente dunque? Assolutamente no.
Si tratta di una città tranquillissima, certo, ma il fatto che lo sia non implica necessariamente che sia un buco nero nella mappa geografica giapponese, anzi, a dirla tutta c’è molto più di ciò che ci si potrebbe aspettare. Tanto per dirne una, non ho avuto bisogno di fare pellegrinaggi verso l’altro capo della terra nipponica per trovare qualcosa di interessante o insolito per me, appassionata di videogame e di fumetti in generale. Anche una povera anima che ha appena ricevuto le chiavi del proprio appartamento, alla ricerca di cibo e beni di primaria necessità per la sopravvivenza, nel raggio di 300 metri dalla propria abitazione è riuscita a trovare molto più di quanto non avrebbe mai sperato di vedere alle più famose fiere del fumetto italiane in termini di merchandise, fumetti e libri in lingua originale, cd e chi più ne ha più ne metta. Con questo non voglio alimentare un falso mito che tutto il Giappone sia un magico paese del balocchi che tira innanzi a gashapon e figurine, ma va detto, il paragone da questo punto di vista con i centri più forniti nostrani è davvero impietoso, anche quando si tratta di misurarsi con una città che probabilmente viene meglio ricordata per aver dato i natali a Tokugawa Ieyasu che per altro.
Parte del “segreto” di questa vasta scelta di oggetti del desiderio sta nel fatto che in Giappone sono molto diffuse catene di negozi specializzate nella compravendita dell’usato di ogni tipo a prezzi più o meno competitivi, tanto che, a conti fatti, mi sono incappata molto più spesso in negozi di questo genere che in altri rivenditori di prodotti per così dire “nuovi” (almeno per quanto riguarda gli articoli di stampo puramente nerd).
Nomi alla mano, il Book Off è probabilmente una delle catene più diffuse, in cui è possibile trovare un po’ di tutto in termini di fumetti, libri, action figures, cd musicali, blu-ray, dvd, videogames, cellulari, elettronica di vario genere e non solo. Non è il solo esercizio di questo genere, spesso si trovano reparti dell’usato anche nei centri commerciali, ma questa catena in particolare che ho citato come già accennato è abbastanza nota e diffusa, tanto che ha aperto alcuni punti vendita anche all’estero. I prezzi sono davvero buoni, e se si ha la pazienza di cercare un po’ senza lasciarsi sopraffare dalla mole di articoli esposti si possono trovare cose davvero interessanti, come ad esempio un Virtual Boy casualmente accatastato fra vecchi Dreamcast e diverse versioni di Taiko no Tatsujin per Wii, così come svariate Limited Edition di giochi e console più o meno recenti.
I prezzi variano in base a tanti fattori, tra cui ovviamente le condizioni dell’oggetto e la sue reperibilità. Se cercate edizioni limitate di videogame che non siano il trend del momento, nella maggior parte dei casi potrete spendere qualcosa di meno rispetto al normale prezzo di listino, e vista la cura con cui sono tenuti i prodotti vale la pena darci un’occhiata. D’altra parte, com’è logico aspettarsi, difficilmente si troveranno grandi sconti sugli articoli più recenti. Per quanto riguarda il retrogaming, invece, ci si può sbizzarrire di più: i prezzi sono buoni, ma molto spesso, soprattutto quando si tratta di periferiche come controller e memory card, i pezzi sono privi dell’imballo originale (vengono esposti e venduti all’interno di bustine di plastica rigida trasparente).
Discorso leggermente diverso per i fumetti, che nella maggior parte dei casi vengono venduti tutti a circa 100 yen, ma si tratta comunque di una cifra irrisoria se si fa un rapido calcolo con il cambio attuale, e anche le edizioni più pregiate vengono vendute a prezzi davvero interessanti, che difficilmente superano le metà del costo originale. Purtroppo in questo caso se siete dei maniaci perfezionisti che conservano i propri albi sottovuoto in atmosfera protetta dovrete essere un po’ più flessibili. Nonostante, non mi stuferò mai di ripeterlo, i volumi siano tenuti ottimamente, è normale incappare in quello con qualche difetto sulla copertina o con la costina usurata, non solo perché si tratta magari di vecchie edizioni o di opere non recentissime, ma anche perché gli scaffali che ospitano questi fumetti sono liberamente accessibili a tutti, e non è raro trovare persone intente a leggere qualche volume mentre si concedono una pausa dallo shopping.
Ovviamente la stragrande maggioranza di questo genere di prodotti che si trovano nei negozi (e qui non mi riferisco solo a quelli dell’usato), al di là dei grandi nomi, consiste in titoli che non sono mai usciti dal suolo giapponese. Magari si tratta di serie note al curioso e all’appassionato di entertainment Made in Japan, ma che ufficialmente non sono mai state pubblicate altrove. Volendo fare un rapido esempio in ambito videoludico , si trovano una gran quantità di visual novel (tra cui un gran numero di Otome Game, che meriterebbero da soli un capitolo a parte) o titoli dei più disparati generi tratti da anime o manga.
Ovviamente si trovano pure giochi noti che sono stati localizzati in occidente, ma in proporzione a tutti gli altri titoli, per così dire, “sconosciuti”, si tratta di una quantità davvero esigua. D’altra parte è abbastanza difficile anche trovare titoli di matrice non giapponese, spesso e volentieri relegati a uno spazio decisamente più limitato rispetto a tutto il resto, ma anche in questo caso era lecito aspettarselo. Per quanto riguarda il fronte PC invece ho trovato veramente poco.
Dragon Ball o uno One Piece a caso, c’è da rimanere storditi dalla quantità e dalla varietà di pubblicazioni che è possibile reperire in una libreria giapponese, anche quando si tratta di rivendita dell’usato. A questo punto so che qualcuno se lo starà chiedendo, e prontamente vi rispondo: sì, vendono anche gli albi destinati ai soli adulti, ma quelli a differenza degli altri sono accuratamente sigillati e incellofanati, il che non dovrebbe stupire, mentre ciò che mi ha lasciato perplessa è che nei cosiddetti “conbini” (particolari minimarket molto diffusi in Giappone) riviste più o meno dello stesso genere vengono esposte senza neanche una fascetta protettiva, ma questa è altra storia.
Dopo questo muro di testo, probabilmente non vi sarà difficile immaginare che la povera anima di cui sopra, dopo essere incappata per la prima volta in un negozio di questo genere per sbaglio, ci sia ritornata successivamente più volte a esplorare i vari reparti, non necessariamente per fare acquisti ma anche solo per curiosare e magari scoprire nuovi titoli potenzialmente interessanti o tormentoni inaspettati, non solo in campo videoludico/fumettistico ma anche in ambito musicale. Quello della musica però è un altro discorso che non mancherà di essere trattato in separata sede.