BRENDAN IRIBE: IL FUTURO DI OCULUS RIFT

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In un’interessantissima intervista fatta dal sito venturebeat.com, veniamo a conoscenza di molte novità e dettagli, riguardanti passato, presente e futuro, del nostro amato Oculus Rift.
L’intervistato è Brendan Iribe, CEO di Oculus VR, quindi possiamo permetterci di prendere per oro colato le informazioni che seguiranno nel corso dell’articolo.

Innanzitutto, apriamo con una notizia particolarmente importante. Si era sempre pensato che il canale di distribuzione dei giochi in formato digitale fosse Steam. Oggi invece apprendiamo la scelta di creare una piattaforma proprietaria, da cui sarà possibile comprare l’insieme dei titoli creati per il visore. Scherzo del destino, se ne occuperà Jason Holtman, un ex impiegato Valve. Segue la recente acquisizione di Jason Rubin da parte di Oculus VR. L’ex uomo del colosso nipponico di Tokyo, più conosciuto per aver ricoperto il ruolo di Co-Founder e Co-President dello studio Naughty Dog, è ora ufficialmente impegnato nello sviluppo e nel coordinamento dei titoli first-party della creatura di Palmer Luckey.

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Ma l’argomento che più infiamma gli animi di noi amanti della realtà virtuale è probabilmente la questione input. Una delle forti limitazioni che si ha la sensazione di avere, è infatti quella dovuta alla mancata capacità di interazione: la classica situazione per cui una volta immerso nel gioco, abbassando lo sguardo, si ha l’intenzione di muovere le mani, ma queste rimangono ferme.
Iribe e il suo team sono ben consapevoli del problema, e le seguenti sono le sue testuali parole: “Siamo solamente all’inizio”.
Ci sono molte periferiche di terze parti che tentano di tradurre i movimenti che facciamo in azioni virtuali, e la sezione di ricerca e sviluppo del team è da parecchio tempo impegnata nella costruzione e realizzazione di prototipi su cui comunque vige ancora il massimo riserbo. “Abbiamo provato tonnellate di dispositivi di input prima di capire in quale direzione saremmo dovuti andare. Non siamo ancora pronti a parlarne perché dobbiamo prima esserne certi. Posso solo dire che stiamo ancora lavorando su qualche prototipo finale”, questa dichiarazione evidenzia come tante energie siano state riversate in questo progetto. Continua senza sbottonarsi più di tanto, ma afferma che si concentreranno su sistemi di input come la ricostruzione del corpo, comprendendo bocca, occhi e mani. Potremmo non vedere tali features con la versione CV1, ma è sicuro che arriveranno.

Altro confronto degno di nota è quello fra la Virtual Reality e l’Augmented Reality. Due tecnologie che si stanno sfidando sullo stesso campo di battaglia: il futuro.
L’idea che Iribe ha dello scontro è molto chiara, e ne esce una distinzione netta, con cui sono personalmente d’accordo: mentre con la VR, una volta entrati nel mondo 3D, si ha la sensazione che tutti gli elementi visivi combacino fra di loro, con l’AR si percepisce l’inserimento di un elemento estraneo alla realtà, sottolineando la finzione di quanto si sta guardando.

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Inevitabile, poi, una parte della chiacchierata sui rapporti con Facebook. “Lui condivide la nostra stessa visione” è la frase, rivolta a Mark Zuckerberg, che più viene ripetuta e che meglio evidenzia il forte legame tra le due compagnie. E si comincia a parlare di un progetto piuttosto scottante circa il concetto di metaverso: ovvero la possibilità che venga creato un social network virtuale. Vengono spese tante parole ma senza conferme. A ogni modo penso sia lecito aspettarsi la nascita, nei prossimi anni, di piattaforme online del genere.

Infine, viene affrontato il fattore dipendenza, con un quasi scontato paragone con la televisione, che ci fa stare così tante ore attaccati in maniera passiva ad uno schermo, quando con Oculus Rift potremmo avere esperienze più interattive e magari anche sociali.

L’avanzata di Oculus Rift sembra inarrestabile. Brendan Iribe ha parlato di tanti elementi nuovi: dalla ricerca di innovativi sistemi di input, a un futuro non strettamente legato al mondo videoludico. A questo punto rimaniamo in attesa di scoprire come risponderà Sony: insisterà con la combinazione di PlayStation Move e PlayStation Camera, o tenterà nuove vie?

 

 

 

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