E alla fine la citazione in giudizio è arrivata. Era inevitabile, vista la troppa carne sul fuoco. Ed era evidente, fin dai primi scambi di accuse tra le due parti, che nessuno aveva intenzione di mollare la presa e trovare un accordo pacifico. Così, alle minacce son seguiti i fatti che hanno dato avvio a un nuovo capitolo della querelle ZeniMax-Oculus. Difatti, nella giornata di ieri ZeniMax ha divulgato un comunicato stampa ufficiale con cui ha annunciato di aver formalmente citato in giudizio la compagnia di Luckey. Il motivo di tale citazione è ormai noto a tutti: “appropriazione indebita di segreti aziendali di ZeniMax relativi alla tecnologia usata per la realtà virtuale“. Ciò è ampiamente spiegato all’interno del comunicato dove si legge che “la proprietà intellettuale dell’azienda ha fornito la tecnologia fondamentale che ha guidato lo sviluppo di Oculus fin dalle sue origini“. In effetti, come abbiamo riportato nei nostri precedenti aggiornamenti dedicati alla vicenda, ZeniMax ha sin dall’inizio accusato il suo ex dipendente John Carmack, co-creatore di Doom e ora CTO di Oculus VR, di aver passato sotto banco a Luckey & Co. il progetto per Oculus Rift.
In sostanza, ZeniMax non riconosce a Luckey il titolo di ideatore del nostro benamato visore, ma soltanto come colui che si è limitato a scopiazzare un qualcosa che era già stato pensato e sviluppato da id Software, la compagnia proprietà di ZeniMax per la quale lavorava lo stesso Carmack. Naturalmente, la risposta a questa mossa da parte di Oculus VR non si è fatta attendere e dopo circa un’ora dalla diffusione del comunicato stampa ha fatto sapere attraverso il suo ufficio legale che “la causa intrapresa da ZeniMax non ha alcun valore. La suddetta azienda non ha mai fornito alcun contributo alla tecnologia Oculus, che non esiterà a difendersi con le unghie e con i denti“.
E noi siamo pronti a raccontarvi tutti gli sviluppi futuri di quest’avvincente battaglia legale, che fin da ora promette grandi colpi di scena!