Solitamente le interviste hanno un unico copione: giornalista e intervistato si ritrovano seduti a un tavolo, magari davanti a una buona tazza di caffè, con il primo che rivolge le domande e il secondo che fornisce le risposte. Fine della storia. Solitamente. Eppure, esistono esempi di interviste alquanto movimentate e “fuori dagli schemi”. E’ il caso della chiacchierata fatta dalla redazione di Polygon con Hrafn Thorri Thorisson e Gunnar Steinn Valgardsson, entrambi cofondatori di Aldin Dynamics, compagnia nata nel 2013 con l’intento di portare la realtà virtuale a nuovi livelli. In effetti, avendo saputo dell’intervista, i due sviluppatori hanno deciso di invitare gli inviati della redazione a seguirli durante una delle loro giornate-tipo fuori dalle mura lavorative. Fin qui nulla di strano. Ma quando la redazione accettò l’invito, non immaginava neanche lontanamente che i suoi inviati si sarebbero ritrovati a realizzare l’intervista muniti di torce elettriche e giubbotto catarifrangente e calati all’interno di una caverna sotterranea tutta da esplorare. Di certo un bel modo per svecchiare la classica intervista, ma che non ha fatto molto piacere a uno dei due giornalisti che, soffrendo di claustrofobia, si è ritrovato a dover fronteggiare gli attacchi di panico che lo hanno assalito ogni volta che lo spazio sottoterra si riduceva sempre di più.
Ciononostante, il tempo trascorso all’interno della caverna, per quanto caratterizzato da grugniti e imprecazioni, ha fornito un’occasione irripetibile per conoscere più da vicino due dei principali sviluppatori dediti esclusivamente al mondo VR e per scoprire come il loro amore per la realtà virtuale sia nato molti anni or sono. In effetti, Thorisson ha rivelato di essersi innamorato della realtà virtuale da bambino, quando il padre gli fece vedere uno dei primi visori VR. Da allora ha sempre desiderato far parte di questo mondo, fino a quando Oculus Rift non gliene ha dato la concreta possibilità. In questo modo è iniziata la collaborazione con Valgardsson che ha dato i suoi primi frutti in Trial of the Rift Drifter, una delle prime demo realizzate per Oculus Rift che già allora richiedeva determinati movimenti della testa indispensabili per l’interazione: basti pensare alla necessità di sollevare lo sguardo per vedere le ombre che sovrastano l’utente, o a quella di scuotere il capo per impedire o assecondare il tentativo di fuga di alcune figure misteriose intente a sbirciarlo.
Da quella prima creazione per il nostro benamato visore è passato un po’ di tempo, durante il quale Thorisson e Valgardsson hanno cercato di ridurre sempre di più l’uso di eventuali controller estranei a Oculus Rift, in modo da impedire a tastiere e periferiche di vario tipo di spezzare il senso d’immersione nell’ambiente virtuale. Aldin Dynamics è giunta così al suo ultimo progetto, Asunder, un gioco a episodi di cui è stato già rilasciato il primo capitolo. In esso il giocatore è un passeggero a bordo di un aereo di vecchia data, sul quale è chiamato ad interagire con gli altri passeggeri addobbati con giornale e sigaretta. E anche se entrambi gli sviluppatori non hanno voluto fornire alcun dettaglio al riguardo, c’è da scommettere che Asunder non è l’unico progetto in cantiere in quel di Aldin Dynamics.