No Barriers Boston: il corpo diventa virtuale

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La realtà virtuale, si sa, ci permette di sperimentare un corpo aumentato, capace di azioni altrimenti impossibili. Questa possibilità sembra però fuoriuscire dall’ambito del virtuale, per insinuarsi anche nel mondo reale attraverso gli ultimi ritrovati nel campo della biomeccanica.  Il progetto No Barriers Boston scaturisce da un evento tragico. È stato infatti avviato dal coordinatore del laboratorio di biomeccanica del MIT Hugh Herr, in seguito all’attentato avvenuto nel corso della maratona di Boston un anno fa. Ad oggi ha raggiunto risultati straordinari, che vedono realizzate le protesi biomeccaniche più avanzate al mondo. Lo stesso Hugh Herr (anch’egli vittima dell’attentato, in seguito alla quale ha perso entrambe le gambe) mostra i risultati ottenuti  in occasione della conferenza TED, mentre passeggia sul palco munito delle sue protesi. Potete vederlo nel video che vi proponiamo.

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Tra le varie vittime alla quale il progetto No Barriers Boston ha restituito l’uso degli arti, vediamo la ballerina professionista Adrianne Haslet-Davis salire sul palco per esibirsi in un passo a due indossando una protesi della gamba sinistra, appositamente studiata per replicare i movimenti di danza. La sua realizzazione ha infatti richiesto uno studio di oltre sei mesi sui movimenti di ballerini professionisti. Questo è solo uno dei tanti risultati raggiunti dal progetto: Hugh Herr spiega infatti durante la conferenza come alcune protesi siano in grado di adeguare forza e potenza a seconda delle situazioni, nonché di superare i limiti altrimenti imposti dal nostro corpo fisico.

TED-Davis-Herr

L’utilizzo di protesi biomeccaniche è inoltre sempre più diffuso (circa 900 i pazienti dotati di arti impiantati), ma servono progetti come il No Barriers Boston, per rendere accessibile questa tecnologia ai più.