Non ci si poteva aspettare nulla di meno di quello che è successo.
Una volta divulgata la notizia che Facebook ha acquistato Oculus VR, una valanga di commenti ha invaso la rete. I più critici hanno accusato Palmer Luckey di aver distrutto il sogno di un’azienda nata in un garage, che era riuscita ad arrivare nell’olimpo delle tecnologie solo grazie al supporto della gente e di grandi menti del settore. I puristi sono convinti invece, che questa mossa allontanerà sempre di più la realtà virtuale dal mondo del gaming, per catapultarlo nella vita quotidiana, con l’effetto negativo di banalizzarla e ridurla a mero prodotto consumer. Da ieri sera la rete è invasa di meme ironici, cattivi, disillusi, che per un verso o per un altro commentano l’avvenimento. Pochi sono invece quelli che si sono presi un attimo di tempo per riflettere su una visione più ampia degli ultimi eventi che hanno riguardato la VR.
Marzo è stato una grande mese per la realtà virtuale: la vittoria di una tecnologia in cui, inizialmente pochi lungimiranti credevano. Palmer Luckey dal suo piccolo garage ha cominciato una rivoluzione che oggi ha coinvolto prima, il colosso dell’entertainment, Sony e ora Facebook, e il suo iconico volto, Mark Zuckerberg. Potremmo passare ore a discutere sui vantaggi e svantaggi, rischi e opportunità che questi due eventi causeranno, ma il dato di fatto è che ora, a partire da un garage la realtà virtuale è diventata la tecnologia su cui tutti puntano gli occhi. Dovrebbe essere questo l’argomento di discussione. E se non è questa la vincita dei garage game, non so cosa aggiungere.
Volendo poi approfondire il discorso sulle implicazioni che l’ingresso del flusso di cassa che Facebook può assicurare a Oculus VR, mi sento di dissentire completamente dai timori espressi dal popolo della rete e anche da alcuni personaggi di spicco dell’industria del videogioco (penso a Notch e alla sua ritirata a spron battuto). Io sinceramente non vedo i 2 miliardi come una dazio che Zuckerberg ha pagato per poter decidere a suo piacimento sugli sviluppi del Rift, la vendo piuttosto come un investimento. Solo pochi mesi fa lo stesso fondatore di Facebook si era lanciato in difesa del suo acquisto di WathsApp (che aveva pagato ben più di 2 miliardi di dollari), spiegando al grande pubblico che considerava questa azione un vero e proprio investimento sul lungo periodo.
E’ vero, solo il tempo potrà dirci se, realmente, il giovane milionario non abbia l’obiettivo di trasformare Oculus VR nel suo giocattolino personale, ma è innegabile come questa acquisizione apra infinite possibilità di sviluppo per l’azienda di Luckey. Oculus Rift è una tecnologia potente, i cui confini sono labili e che vanno ben oltre quelli del gaming. Su questo blog vi abbiamo parlato di architettura, modellazione 3d, arte, museologia, robotica e big data, nessuno ha protestato a riguardo. Arriva il socialnetworking e il suo grande demone, e la rete si rivolta. Coincidenza?
Noi non possiamo che essere fiduciosi e aspettiamo che sia il tempo, e non i preconcetti, a raccontarci il futuro della VR.