L’austriaco Fritz Lang nel 1927 fu il primo a suggestionare tramite il grande schermo il nostro immaginario con robot dalle fattezze umane. Maria di Metropolis e il più recente Robocop di Paul Verhoeven nel 1987, possono essere considerati l’Adamo ed Eva della fantascienza robotica.
Jeremy Robins sarà invece considerato il primo studente della Florida International University (FIU), ad aver applicato la tecnologia della realtà virtuale a una macchina robotica. Tramite un paio di guanti sensoriali e un gilè, lo studente impartisce informazioni di movimento a TeleBot, un prototipo preso in prestito dall”Istitute for Human and Machine Cognition (IHMC). La macchina alta 1,80 e pesante 75 chili, ripete in perfetto sincrono e armonia le azioni di colui che la telecomanda, senza alcuna esitazione, come fosse un prolungamento del corpo umano che la gestisce in quel momento. Il nome di questo robot è “Hutch”, e il suo campo di applicazione sarà quello della legge, un vero e proprio Robocop. Non abbiamo detto tutto però.
Di cose simili forse ne avevamo già sentito parlare in qualche esperimento nel paese del sol levante. La novità più interessante è la capacità del robot di trasmettere attraverso due telecamere stereoscopiche un feed video all’ Oculus Rift, permettendo a chi comanda a distanza la macchina, di avere una vista casino 3D a 360° dell’ambiente circostante. Grazie a questa invenzione potrebbero essere riabilitati in servizio molti poliziotti e agenti con particolari disabilità fisiche.
Un ostacolo alla realizzazione di questo progetto è soprattutto la mancanza di un feedback sensoriale, uno degli enigmi più ostici da risolvere nel campo della robotica. Senza una capacità tattile, infatti, non potremmo essere in grado di manipolare alcuni oggetti o di compiere determinate azioni come ad esempio sbucciare una mela o rimuovere un picciolo da una ciliegia. Un altro impedimento riguarda la mobilità della testa del robot. Il movimento meccanico di Hutch è per sua natura ancora troppo lento rispetto a quello umano. Questa asincronia comporta dei lag di disallineamento negli input sensoriali del segnale Oculus rift, procurando disorientamento nell’utente che lo utilizza.
I robot di telepresenza sono un trend che sta dilagando in diversi settori e campi di applicazione: dalla medicina, dove i dottori sono in grado di visitare a distanza i loro pazienti, alla politica, nella quale grazie a queste macchine siamo in grado di presenziare a qualsiasi riunione senza essere fisicamente presenti. Fino ad ora non si era ancora visto un robot come Hutch che imparerà a far rispettare la legge utilizzando una tecnologia all’avanguardia come quella suggerita dal visore Oculus Rift. Nasce da se una riflessione su due ambiti molto diversi tra loro che si fondono assieme per dare vita a un’invenzione straordinaria, una visore di realtà virtuale nato come prodotto di intrattenimento e la ricerca elettronica e meccanica nella robotica. In parole più semplici, l’utile e il dilettevole si uniscono assieme per dare corpo a tutti gli effetti a un’invenzione che gioverà all’intera comunità.
Stefano Di Segni
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