Se si considera che il computer di bordo dell’Apollo 11, il modulo NASA che portò Neil Armstrong sulla Luna, vantava una potenza di calcolo pressoché equivalente a quella di un banale C64, viene francamente da pensare che qualcosa debba debba essere andato storto nel corso evolutivo dell’informatica: viceversa, non riuscirei a spiegarmi come sia possibile che un sistema equipaggiato con ben 8 Giga di Ram non riesca a far girare Assassin’s Creed Unity come si deve. Detta proporzione non servirà comunque ad inaugurare una delle tante querelle mediatiche legate alle contraddizioni tecniche dell’ultima fatica Ubisoft, bensì a introdurre una questione molto più delicata che fa riferimento ai relativi “progressi” registrati fino ad oggi da quella che, solo un annetto fa, ci veniva presentata come la Nuova Frontiera dell’Home Entertainment.
In circa 400 giorni di presenza sul mercato, Xbox One e PS4 ci hanno di fatto regalato molti più dubbi che certezze, lasciando che gli aggiornamenti sostituissero le novità e i remix di titoli più o meno acclamati prendessero non solo il posto delle nuove IP, ma anche e soprattutto quello degli odiati sequel che oggi ci riscopriamo paradossalmente a rimpiangere.  Ulteriormente incupito dal sopraggiungere di problematiche strutturali ancor più invadenti quali instabilità dei sistemi operativi e tutte quelle macchinose lungaggini un tempo ad appannaggio della sola utenza PC, il desolante scenario che è andato delineandosi ci restituisce in tal senso una sola, lapidaria certezza e cioè che le console, intese come macchine da gioco immediate e funzionali siano definitivamente morte. Quand’anche l’arrivo di una nuova line up di inediti capolavori riuscisse ad illuminare i cataloghi software dei due colossi succitati  ci ritroveremmo  ad aver d’altronde barattato la nostra libertà di gamer per dei semplici PC di media fascia… Il che non suona esattamente come una conquista.
Nella speranza che anche i più ottimisti comprendano il significato delle mie parole, non posso dunque che inquadrare l’attuale generazione di sistemi come la peggiore mai approdata sul mercato dal debutto dei primi dispositivi a struttura digitale e non soltanto per le mere similitudini che accomunano gli ingombranti chassis degli apparecchi. Come allora così oggi, ci ritroviamo in effetti al cospetto di potenziali tanto vasti quanto inespressi, sperando nell’avvento di un Godot che possa dar realmente seguito alla promessa di un futuro migliore. Come oggi così allora, ci riscopriamo a ingannare l’attesa con molti ibridi concettuali che, dimenandosi continuamente tra vecchio e nuovo, non lasciano intravedere che la sagoma del paradiso per raggiungere il quale si è scelto di sacrificare gran parte dei benefici conquistati in oltre 30 anni di storia delle console.
Per conferire maggior corpo a una teoria evidentemente “forte”, dovrei senz’altro spendere qualche altro migliaio di caratteri nel pedissequo elenco dei supplementari disagi arrecati alla nostra esistenza videoludica dai menzionati sistemi o magari accennare a tutte le volte in cui mi sono visto negare una tranquilla partita dall’obbligo di scaricare questo o quell’aggiornamento. A conti fatti, è tuttavia possibile rintracciare l’intima essenza della riflessione nel pratico assunto che riconosce il progresso solo in virtù delle soluzioni acquisite, riconducendo la nascita di ogni problematica supplementare ad un netto passo indietro.